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29 Maggio 2014 - 00:10
tribunale
Condannato a due anni e tre mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta per distrazione. Questa la sentenza pronunciata, lo scorso martedì, dal collegio presieduto dal giudice Carlo Maria Garbellotto nei confronti di Mario Milano, imprenditore edile di Bosconero. Secondo la ricostruzione effettuata dalla pubblica accusa, l’imputato, fra il 2004 e il 2005, avrebbe mosso una serie di ingenti somme, circa 600 mila euro, senza aver rendicontato nulla. Proprio questa mancanza di chiarezza aveva spinto i curatori fallimentari, allarmati da una serie di lamentele e di proteste avanzate dai creditori del Milano, ad avviare la procedura che poi ha portato alla condanna in tribunale. Vana, dunque, la dichiarazione resa dal Milano poco prima della sentenza. L’uomo ha cercato di esprimere le difficoltà che lo avrebbero messo con le spalle al muro, rendendogli impossibile continuare la sua attività.
"Io - ha detto al giudice Garbellotto - mi sono sempre occupato solo del mio lavoro, ai conti e alle questioni finanziare ho sempre lasciato il mio commercialista. Ho sempre cercato di fare il massimo per rimandare la chiusura della mia azienda, arrivando a vendere addirittura i miei mezzi per pagare gli stipendi degli operai che ormai mi venivano a bussare alla porta. Quelle cifre le ho sempre utilizzate e spese per la mia ditta, non me le sono mangiate per il mio benessere personale. Avevo debiti con le banche, ma ho sempre cercato di portare solo benefici per la mia azienda".
Ora Filippo Amoroso, avvocato difensore del Milano, promette battaglia, annunciando il ricorso all’appello, al fine di ribaltare quella che per loro è una sentenza completamente ingiusta. "La somma contestata – sostiene il legale - è puramente presunta, dal momento che non esistono bilanci precisi relativi a quegli anni. E’ una somma calcolata esclusivamente su quelle che sono le richieste dei creditori. Questo dissesto è carente di ruolo specifico, e questo lo conferma anche la Corte d’Appello, che nel 2008 aveva rigettato già una precedente richiesta di condanna. Inoltre, la buona volontà del mio cliente è testimoniata anche dai tentativi fatti per rientrare dai debiti, per esempio vendendo molti dei suoi macchinari".
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