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18 Maggio 2014 - 22:07
tribunale
Assolto dall'accusa di violenza sessuale e di detenzione di stupefacenti perchè "il fatto non sussiste". Questa la sentenza pronunciata nei confronti di Maurizio Mina, imprenditore di 35 anni, dal collegio presieduto dal giudice Claudiomaria Garbellotto del Tribunale di Ivrea. L'uomo, difeso dagli avvocati Leo Davoli ed Enrico Scolari, era finito alla sbarra per una denuncia sporta da una collega di lavoro vent'anni più vecchia. Prima l'avrebbe indotta a fumare uno spinello, poi, una volta in stato confusionale, ne avrebbe "approfittato". Tutto sarebbe successo nella stanza, isolata, al primo piano dell'azienda, a Bosconero, presso cui la società dell'uomo aveva avviato dei lavori, nel novembre di tre anni fa. Questo sosteneva la donna, 56 anni, (oggi compagna dell'amministratore della medesima società, Signorelli), che si era costituita parte civile con l'avvocato Elio Guglielmino. Ma in aula non è emersa alcuna prova nè la sua versione è risultata attendibile e non è risultata attendibile nemmeno la testimonianza resa dal testimone chiave della parte civile, il dipendente Di Tonno che l'avrebbe vista, pochi istanti dopo il fatto, tutta paonazza e frastornata gridare contro il Mina. Di Tonno, infatti, sosteneva di aver lavorato presso il cantiere sotto le dipendenze di un impresario, Recchia, che invece aveva negato questa circostanza. "Lui per me non ha mai lavorato" ha riferito l'impresario aggiungendo addirittura d'aver ricevuto una telefonata minacciosa da parte del Signorelli. "Mi ha detto – aveva aggiunto l'uomo – che sarebbe venuto a prendermi a Bosconero, che tanto ero un coniglio e non mi sarei fatto vedere". Anche il dipendente Adinolfi aveva confermato: "Di Tonno con noi non ha mai lavorato". Il Pm Ruggero Crupi aveva chiesto l'assoluzione per la violenza sessuale e la condanna per lo spinello.
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