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BORGOFRANCO. Bidello usa il telefono della scuola, condannato

BORGOFRANCO. Bidello usa il telefono della scuola, condannato

tribunale

Al posto di svolgere le sue mansioni di pulizia dell'istituto scolastico, Gennaro Capalbo, bidello di 48 anni, passava le sue giornate al telefono. Una chiacchieratina con i familliari, un'altra con gli amici. Intere ore passate con la cornetta attaccata all'orecchio, approfittando degli orari di lezioni degli studenti. Fatto sta che la bolletta telefonica aveva cominciato a lievitare, tanto da inspespettire la Dirigenza Scolastica... Capalbo è finito così sul banco degli imputati, presso il Tribunale di Ivrea, con l'accusa di peculato. L'altra settimana la sentenza, pronunciata dal collegio, presieduto dal giudice Carlomaria Garbellotto: due mesi e 20 giorni, pena sospesa per effetto della condizionale.

I fatti risalgono al periodo tra il febbraio ed il marzo 2008 e sono stati ricostruiti, martedì scorso, in aula, dall'allora Dirigente Scolastico dell'Istituto Comprensivo di Pavone, Reginaldo Palermo. All'epoca Capalbo lavorava come bidello presso la scuola elementare di Borgofranco.

"Mi sono accorto che i conti non tornavano e così ho chiesto conto al bidello". Capalbo avrebbe effettuato una sessantina di telefonate, nell'arco di due mesi, perlopiù su utenze fisse della zona dell'eporediese e della Valle d'Aosta, qualcuna su cellulari. Messo alle strette non aveva esitato molto a vuotare il sacco. "Erano chiamate per motivi urgenti, per motivi personali..." aveva provato a giustificarsi, rendendosi immediatamente disponibile a risarcire il danno. Con pagamenti rateali aveva quindi rimborsato, quasi interamente, il Comune di Borgofranco, titolare dell'utenza della scuola.

Per lui, però, i guati sono continuati per via legale. L'altra settimana il Pm Giuseppe Drammis, ritenendo provata l'accusa, ha chiesto la condanna. L'Avvocato difensore Luca Achiluzzi è però riuscito a far derubricare il reato da "'peculato" (sottrazione o distrazione del bene pubblico da parte di un pubblico ufficiale o di un incaricato di un pubblico servizio che lo ha in custodia), punibile dai 4 ai 10 anni di reclusione, in "peculato d’uso" (utilizzo momentaneo del bene), con pena da 6 mesi a tre anni.

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