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13 Novembre 2014 - 15:07
Siti contaminati
L'ex Alcan di Borgofranco diverrà uno dei quattro siti pilota per un innovativo progetto di bonifica di siti industriali, a basso costo e senza utilizzo di sostanze chimiche (insieme ad altri tre siti situati nella Campania, a Saliceto, Bagnoli e nella terra dei Fuochi). I sessanta ettari dell'area, un tempo occupati delle acciaierie, saranno interessati da un piano quinquennale di analisi e recupero, denominato "Life 2014", studiato dalla Biosearch Ambiente, società torinese fondata nel 2001, in collaborazione con l’Università di Napoli. Lo ha annunciato, martedì scorso, il Sindaco Livio Tola in una conferenza stampa che si è tenuta prsso la sala consiliare con la partecipazione di Nevio Perna di Legambiente e della Dottoressa Patrizia Pretto della Biosearch Ambiente Torino.
La prima fase prevede un'analisi dello stato di inquinamento dei terreni attraverso un metodo chiamato "bio soil washing", ovvero una biotecnologia che omporta il lavaggio del terreno, per "disintossicarlo" utilizzando dei solventi organici. Si interverrà inizialmente su 500 metri cubi, in cui sono conservati ancora i resti delle vecchie lavorazioni dei decenni passati (nell'ex Novelis, dal 1916 al 2005, si sono sussegguite produzioni di alluminio, poi di detonatori ed esplosivi nel periodo delle grandi guerre, per tornare alla produzione di alluminio con forni a metano dagli anni '70 in avanti). I test di laboratorio avrebbero una durata variabile tra i 9 e i 12 mesi.
La seconda fase, relativa alla bonifica dell'intera area, è più complessa perchè cozza con le disponibilità economiche e verrebbe realizzata soltanto a condizione di riuscire ad ottenere un contributo europeo (che arriverebbe, comunque, a coprire non più del sessanta per cento del costo). Basta pensare che per bonificare 20 dei 60 ettari del sito ex Alcan, la Novelis, chiusa nel 2006, aveva già speso 5 milioni di euro.
Tola e Perna hanno sottolineato la necessità di coinvolgere i Comuni limitrofi in un'ottica di poltiica territoriale allargata. La Cogeis, attuale proprietaria dell'area, si è già resa disponibile anche perchè, bonificare, significa rendere nuovamente appetibile la zona per aziende che vogliano avviare attività non inquinanti. Più cauto il comitato "No Piro" che, aldilà del positivo riscontro di immagine, intravede non poche difficoltà nel raggiungimento dell'obiettivo della bonifica e mantiene alto il livello di guardia contro lo spauracchio del pirogassificatore.
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