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ABBASSATEVI MONTAGNE

Abbassatevi montagne! Al ballo dei popoli, un giovane conobbe una donna splendida e dolcissima. E se ne innamorò. Il ballo si svolgeva una volta l’anno, il giorno del solstizio d’estate, nella più bella piazza di un paese incastonato come un diamante fra montagne altissime, immense foreste e grandi laghi. Era il giorno più lungo e il sole sembrava non volersene andare da quella terra aspra e colorata, ricolma di vita e profumi. Quel giorno meraviglioso le genti che vivevano al di qua e al di là della frontiera marciavano su strade e sentieri per ricongiungersi e festeggiare l’estate, il sole e l’armonia che regnava tra loro. Il giovane, il cui nome Riccardo, in onore del Re, aveva risalito il versante meridionale della valle per prendere parte ai festeggiamenti. Durante il ballo, aveva incrociato lo sguardo di una ragazza minuta, dagli occhi verdi, le guance rosse e il sorriso gentile. Non poteva non innamorarsene. I suoni e i canti si avvicendavano e a ogni giro di danza in cui si incrociavano, tra i due sembrava accendersi un fuoco, illuminarsi una scintilla. Il giovane tornò a casa la sera, felice per quell’incontro inaspettato e provvido. Nei giorni successivi non riuscì a pensare ad altro: mentre lavorava, mentre mangiava, mentre accudiva gli animali del suo cascinale, in ogni istante aveva negli occhi e nella mente il sorriso dolcissimo e gentile di quella splendida fanciulla. Il suo cuore non poté resistere oltre: mise lo zaino in spalla e partì. Le giornate, però, non erano più lunghe e calde come qualche settimana prima. Percorso un terzo del tragitto fu sorpreso da una pioggia fitta e insistente che lo costrinse a desistere. Tornò indietro percorrendo il sentiero sdrucciolevole che aveva risalito all’andata: “Presto riproverò!” disse tra sé. La settimana seguente si attrezzò con maggior cura e ripartì equipaggiato di maglie pesanti, un pastrano impermeabile, robusti scarponi, ramponi e una buona scorta di vivande: “Non fallirò!” Risalì senza problemi il versante della montagna volto a mezzogiorno, ma arrivato sullo spartiacque fu bloccato da un branco di lupi affamati che lo circondarono digrignando i denti. Le belve avevano paura quanto lui, poiché sapevano bene di cos’era capace un uomo armato. Ma lui non era armato! Era equipaggiato contro le intemperie, pronto ad affrontare qualsiasi salita, ma nulla poteva contro animali possenti e famelici. Cercò di rimanere calmo, estrasse dallo zaino un po’ di carne secca e del pane che depose sopra un masso. Quindi indietreggiò senza mai dare le spalle ai lupi i quali si portarono nei pressi del cibo, lo annusarono e lo divorarono. Il giovane sfruttò quei pochi secondi per darsela a gambe. Tornò a casa ancora una volta abbattuto e deluso: “Il tempo passa e lei mi dimenticherà.” Decise di tentare ancora e, oltre a cibo e attrezzatura, prese con sé un vecchio fucile con numerosi proiettili: “Nessuno mi fermerà, nemmeno i lupi!” Partì prima dell’alba e dopo un’ora di marcia vide da oriente sorgere un pallido sole. La luce del mattino riverberava su nevi e ghiacciai e lo costringeva a socchiudere gli occhi. Il primo giorno di marcia tutto andò bene. La notte dormì rannicchiato nel suo sacco, chiuso nella tenda e non patì il freddo. Riprese il cammino, incrociò nuovamente i lupi, ma non appena portò il fucile al braccio questi si allontanarono velocemente. Avevano già conosciuto le armi dell’uomo. La seconda notte, mentre riposava nella tenda, iniziò a nevicare e al risveglio si ritrovò immerso nella tormenta. Ancora una volta il destino si era accanito contro di lui. Proseguì caparbio il suo cammino che a ogni passo si faceva più pesante. La coltre di neve aumentò e i suoi piedi vi affondavano fino al ginocchio. La marcia divenne una fatica immane e la sera si rese conto di non aver percorso che poca strada. Cercò un luogo riparato e vi si rifugiò. Al risveglio osservò il bianco della neve confondersi con quello della spessa coltre di nubi che aveva avvolto il colle. Era in pericolo. Non solo era impossibile proseguire, era anche difficile tornare indietro: “Ancora una volta sconfitto!” Pensò. Pregò, e mentre chiedeva aiuto al Signore, gli ritornò in mente un’antica invocazione alla montagna: “Abbassatevi montagne – disse – e sollevatevi pianure, così che io possa vedere il mio amore.” Ripeté quella preghiera fino allo spasimo, fino a perdere conoscenza a causa del freddo e della disperazione. Stava per tornare indietro, quando la montagna, a un tratto, sembrò muoversi sotto di lui. La sentì ondulare, inclinarsi e poi raddrizzarsi, piegarsi e ripiegarsi in un sussulto profondo che sembrava provenire dal centro della terra. Il vento era cessato ma gli alberi intorno a lui ondeggiavano in ogni direzione. Si sentì precipitare verso il basso come tuffato nel vuoto. Lo stomaco gli salì in gola, non riuscì più a controllare lo sguardo, infine udì un sibilo assordante. La tempesta cessò e, in pochi minuti, tornò il sole. La luce pervase l’aria, foresta e vette sembravano scomparse, mentre dalla valle le terre erano risalite. Il giovane non credeva ai propri occhi. Di fronte a lui c’era ora un’immensa pianura imbiancata dalla neve. Lontano, a occidente, vedeva una città. Il silenzio era assoluto. Vide avvicinarsi una figura, dapprima un puntino nella neve, poi distinse il passo gentile di una donna. Non aveva il coraggio di respirare tanto temeva di risvegliarsi dal sogno. Gli si stava facendo incontro la ragazza sorridente che mesi prima aveva conosciuto al ballo dei popoli. “Cosa… Come… Cosa fai qui?” chiese lui. “Vivo in quella città.” L’uomo era sorpreso forse più dalla bellezza della donna che da ciò che gli era appena accaduto: “Ho fatto di tutto per arrivare fino qui.” Lei lo guardò e sorrise: “È impossibile superare quelle montagne d’inverno.” “Si sono abbassate!” La ragazza scoppiò in una sonora risata: “Da quando le montagne si abbassano?” Lo strinse a sé. Il giovane si volse e con sorpresa vide che tutto era tornato al suo posto. Le valli, i colli e le vette erano lì dov’erano sempre stati. Una cosa soltanto era strana: poco lontano, ai piedi delle montagne, alcuni lupi si allontanavano correndo sulla neve.
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