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La nuova Torino parte con logiche vecchie.

La nuova Torino parte con logiche vecchie.

Una veduta di Torino

La discussione in corso a Torino sulla città metropolitana conferma i peggiori presagi. Nei partiti (e ceto politico) torinesi si discute di "alleanze politiche" come se ci fossero delle elezioni vere. In realtà grazie ad una pessima legge (Del Rio - Pizzetti - Fassino) i consiglieri di 315 Comuni esprimeranno, con voto ponderato, nella nuova Torino metropolitana, 18 rappresentanti. Il tutto avverrà senza garanzie di rappresentatività dei territori e con un peso enorme di ogni singolo consigliere comunale di Torino. La mia proposta è sempre stata quella di consentire le elezioni dirette o, nel caso di Ente di secondo grado, di garantire la votazione per collegi (Unioni di Comuni o sistemi territoriali omogenei). Invece i consiglieri voteranno su liste centrali dove (vista anche la difficoltà di partecipazione e la distanza dell'argomento per moltissimi consiglieri di liste civiche e non solo) il peso di un consigliere di Torino rischia di essere 100 volte superiore a quello di un consigliere di un comune medio della cintura. In questa situazione è auspicabile che le forze politiche trovino un accordo (il più ampio possibile) per un "listone" che garantisca, prioritariamente, nella futura città metropolitana la maggior aderenza possibile alla rappresentanza politica e territoriale decisa, con le elezioni vere, dagli elettori. In parole povere significa assumere come prioritaria la rappresentanza delle 9 - 10 aree omogenee oltre Torino. Preso atto che alcune forze politiche hanno annunciato (per ragioni di visibilità) la presentazione di una propria lista, credo sia comunque utile e necessario perseguire, con chi ci sta, l'obbiettivo di cui sopra. Capisco che va di moda scambiare nomine con elezioni, ma in questo caso i 18 rappresentanti saranno più dei nominati che degli eletti e quindi penso sia indispensabile trovare, per via politica visto che le regole sono andate in altra direzione, il modo di garantire almeno un minimo di rappresentanza dei territori interessati. Invece di appassionarsi ancora una volta all'occupazione di posti e incarichi (che se non rappresentativi dei territori rischiano di essere totalmente vuoti) sarebbe bene iniziare a discutere su quali contenuti vogliamo far nascere la Città Metropolitana. Quali servizi ? Quali infrastrutture ? Dove ? Quale governance democratica ? Quali risposte ai cittadini sui temi del lavoro, della sanità, della scuola, dell'assistenza e dello sviluppo strategico ? Su questi e altri interrogativi si svilupperà prima o poi il confronto e certo non aiuta scoprire che Torino e il suo Sindaco già hanno ipotecato i fondi europei destinati all'area metropolitana di Torino (38 ml. di euro circa) privando gli altri Comuni di una delle principali risorse per lo sviluppo futuro dei loro territori.

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