La passione per le cose della vita. Per la politica. La voglia di dibattere, di dire come la pensava sempre e comunque, senza farsi tanti problemi. Mai una volta con il broncio. Mai una faccia triste. No! Ecco. Lo possiamo dire. Lo abbiamo visto sempre sorridente. Nei panni di assessore ai lavori pubblici con il sindaco Andrea Fluttero. Poi ancora in consiglio comunale tra le file, si fa per dire “della maggioranza” ai tempi del sindaco Bruno Matola, quando seppe trasformarsi nella punta più critica al governo cittadino. Stesso stile anche dopo, quando accettò con slancio di curare una rubrica su questo giornale, per poi sostenere che lo scrivere gli stava dando più soddisfazioni di quante non gliene avesse date la politica tra i banchi del consiglio o come militante. Puntuale come un orologio svizzero, tutte le settimane, a raccontarci il suo punto di vista sulla centrale Edipower e sul teleriscaldamento (i suoi pezzi forti) ma anche sugli scolmatori e sulle strade da rattoppare. Alessandro Recchia era fatto così. “Ci vuole un Renzi anche per Chivasso” scrisse nel dicembre scorso e tacque per sempre da queste colonne. E noi è con questo suo ultimo editoriale che lo vogliamo ricordare. Parole intelligenti, di un uomo intelligente che quando aveva un po’ di tempo libero amava andare in bicicletta per le strade della città, fare festa con i suoi amici del Borgo Vercelli e parlare ore e ore dei suoi figli emigrati per lavoro e per passione nel nord europa. E’ morto a soli 67 anni presso l’Hospice di Foglizzo dove era ricoverato da alcuni giorni a causa di una brutta malattia. “Direttore, per il momento non scrivo – mi aveva detto al telefono l’ultima volta che che ci siamo sentiti – Scusa se non ti ho risposto subito, ma ero dal dottore.”. A Brandizzo, tra il 1976 e il 1978, è stato segretario della Democrazia Cristiana. Poi consigliere comunale in opposizione tra l’80 e l’85. Ai funerali celebrati nel pomeriggio di giovedì scorso in Duomo a Chivasso tanti amici, a cominciare da Antonino Sena e da un nutrito gruppo di amministratori comunali, con il vicesindaco Massimo Corcione in testa e il sindaco di Brandizzo Roberto Buscaglia. Lacrime, commozione, pensieri belli e brutti davanti agli occhi nel breve volgere di una messa, perchè come ha sottolineato Don Pacetta: “Alessandro non ha vissuto questa esistenza da turista...”. Noi lo sapevamo. Tutti lo sapevano. Alla moglie e ai figli le condoglianze di questa redazione. Alessandro Recchia mancherà a voi e, credeteci, anche a noi.
Liborio La Mattina
Un Renzi anche per la nostra città
Si parla di terza Repubblica in un mondo con l’economia globalizzata. Non è caduto solo il muro di Berlino che ha posto fine al mondo suddiviso fra zone ad influenza USA e quelle URSS. Oggi c’è un policentrismo con il BRIC (Brasile, Russia, India e Cina). L’Italia da sola è meno dell’1% della popolazione mondiale. In questa situazione di economia globalizzata, la politica è rimasta locale, arretrata, specie da noi, accentuando i danni al nostro Paese. Nessuno si sofferma sul fatto che la ricchezza si concentra sempre più nelle mani di pochi, impoverendo principalmente il ceto medio. Nessuno dice che l’aumento della popolazione a livello mondiale è inconciliabile con la logica dell’usa, consuma e getta, giacché le risorse mondiali sono finite. Inoltre, il loro utilizzo crea problemi planetari con gli eccessivi rifiuti, i gas serra, l’aumento della temperatura, lo scioglimento dei ghiacciai, con terremoti, uragani e disastri. Ragionare oggi con le logiche classiste dell’800 è errato, non solo perché non esiste quasi più l’operaio, ma perché il suo destino non è diverso da quello del colletto bianco: su tutti incombe precarietà e povertà. La crisi economico-finanziaria trova terreno fertile nell’incapacità sempre più accentuata di mettersi insieme per ottenere risultati. Invece viviamo vite piene di cose senza valore, litighiamo eternamente separati in etichette o in schieramenti prestabiliti. In questo modo la storia continuerà a ripetersi all’infinito, con il super benessere di pochi a discapito della collettività. Noi non siamo del tutto colpevoli perché non abbiamo cominciato la Storia, né del tutto innocenti se non la cambieremo. Occorre un nuovo paradigma culturale, una scala di valori come la condivisione, l’impegno personale, la solidarietà, valori che difficilmente si vedono nelle attuali rappresentanze politiche e sociali. Al PD va dato atto del tentativo di uscire dalle vecchie logiche. Ha permesso alla società civile di eleggere il suo nuovo Segretario. Renzi rappresenta il nuovo, il tentativo di cambiare e di interpretare le nuove sfide con il coinvolgimento diretto del popolo. Lo attende un compito difficile: portare avanti le riforme politiche, sociali ed economiche che servono al Paese, ad iniziare da una seria legge elettorale. Per contro, la rinascita di vecchie sigle come i Circoli di Silvio, è la risposta dell’uomo solo che spera di ricalcare la scena politica rispolverando populismi e demagogie, supportato anche da chi del potere ne ha fatto un’esigenza di vita, cioè da chi si piega come canne al vento al dio denaro. Speriamo che dal bell’esempio di Renzi nasca un ripensamento profondo della politica. Speriamo che i politici non diventino come i maghi e gli indovini di Dante, che, col viso ruotato verso la schiena, erano costretti ad andare all’indietro, non potendo vedere avanti. Abbiamo cioè bisogno, anche in città, di politici con la bussola. Per cambiare non basta rottamare abili saltatori che con disinvoltura cambiano maglietta per approdare sul carro del vincitore di turno. In Città, dopo la fase dell’eccessiva crescita edilizia, non accompagnata dall’adeguamento della rete dei servizi e dalla creazione di nuovi posti di lavoro, che una corretta gestione di Chind avrebbe permesso, siamo piombati in un grigio immobilismo. La Città perde pezzi importanti (Tribunale, Camera di Commercio, ecc.), rischia l’isolamento politico e dal suo territorio, con la triste prospettiva di accentuare la marginalità. Non vogliamo un dormitorio, non accettiamo la politica dello “status quo”, in una salsa cuperliana-berlusconiana per soddisfare gli appetiti del salotto buono. La Città vorrebbe che nascesse il suo Renzi, ma molti vorrebbero farlo morire in culla. Perché? ALESSANDRO RECCHIA
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