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29 Ottobre 2025 - 10:21
Da qualche giorno ho cominciato ad ascoltare un podcast che, oltre a consigliarvi, mi ha dato lo spunto per scrivere questo articolo: DOI - Denominazione di Origine Inventata. La trasmissione parla principalmente di come buona parte della nostra tradizione culinaria sia stata “inventata” a partire dagli anni ’60 e tratta argomenti curiosissimi, tra cui, una puntata dedicata ad Halloween e ai piatti che caratterizzano questa festa.
Come già avevo scritto lo scorso anno (vedi l’articolo qui), la festa di Halloween non è propriamente un “americanata” ma una ricorrenza che trova le radici nella nostra cultura. Oggi non vorrei soffermarmi sulla storia ma sulle preparazioni tipiche regionali e sulle usanze ad esse correlate.
Partiamo dalla nostra regione con una ricetta della Val Susa, la “Supa dij mort”, un piatto povero che si realizza con pochi ingredienti (grissini, cipolle, brodo ecc) e si consumava alla fine della ricorrenza dedicata ai defunti, quando in tavola veniva posto un lumino che si lasciava acceso per tutta la notte.

In Liguria, invece, la vigilia del giorno dedicato ai morti, i bambini si recavano di casa in casa per ricevere il “ben dei morti” (fave, castagne e fichi secchi). Così come in Sardegna quando la mattina del 2 novembre i ragazzi bussavano di porta in porta per chiedere delle offerte e ricevere in dono pane fatto in casa, fichi secchi, fave, melagrane, mandorle, uva passa e dolci, mentre la sera della vigilia si accendevano delle candele, lasciando la la tavola apparecchiata e le credenze aperte.
In Umbria, ancora oggi, si preparano dei tipici dolcetti detti “stinchetti dei Morti” perché hanno la forma dell’osso della tibia, se vi interessa la ricetta potete seguire questa (anche se non sono semplicissimi da realizzare).

Come per buona parte del nord Italia, in questi giorni si usa cucinare le castagne bollite o al forno da consumare in compagnia dei propri parenti; a casa mia questo si faceva la sera del 31 ottobre per celebrare il rosario e ricordare i nostri cari.
Tipicamente romagnola è, invece, la “Piada dei morti”, una sorta di focaccia dolce arricchita da mandorle, uvetta e pinoli.

A Roma, così come già facevano gli antichi Cristiani, la tradizione vuole che, il giorno dei morti, si consumasse il pasto accanto alla tomba di un parente per tenergli compagnia.
Infine, in Sicilia, la festa è particolarmente gioiosa per i bambini, infatti viene fatto loro credere che, se sono stati buoni e hanno pregato per le anime care, i morti torneranno a portar loro dei doni; così mentre dormono, i genitori preparano i tradizionali “pupi di zuccaro” (bambole di zucchero), con castagne, cioccolatini e monetine e li nascondono per farli cercare ai bimbi al mattino, convincendoli che siano stati i morti, usciti dalle tombe, a portar loro i regali.

Sempre in Sicilia troviamo le “ossa di morto”, un biscotto delizioso realizzato con pochi e semplici ingredienti, facili da replicare anche a casa (vedete la ricetta qui).
Fondamentalmente, per questa ricorrenza, prevalgono i gusti dolci, ma non troppo che, anticamente, erano proprio un lusso per i bambini.
Che siate a favore o contro la festa di Halloween vi auguro comunque di godervi questi giorni in serenità, concedendovi una pausa dalla quotidianità, magari accompagnata da un semplice dolcetto.
Buona festa e a presto!
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