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Custodire, innovare, rigenerare: il futuro della sostenibilità si scrive nei territori

Alla Scuola di Sostenibilità di Mondovì e Ceva, l’intervento dell’assessora di Chivasso Chiara Casalino: “La sfida si gioca sempre più sul terreno locale, dove custodire, innovare e rigenerare diventa fondamentale”

Chiara Casalino

Chiara Casalino, assessora di Chivasso con delega al Bilancio, Commercio e Turismo, relatrice alla seconda edizione della Scuola di Sostenibilità.

Mondovì ha accolto i partecipanti con il fascino intatto del suo centro storico, dove le mura dell’Antico Palazzo di Città e le sale del Museo della Ceramica custodiscono la memoria viva di un territorio che da secoli intreccia saperi e tradizioni. È qui che, il 12 settembre, ha preso il via la seconda edizione della Scuola di Sostenibilità, promossa dalla Fondazione Museo della Ceramica Vecchia Mondovì con il sostegno della Fondazione CRC e il patrocinio dei Comuni di Mondovì, Ceva e della Città Metropolitana di Torino.

Un appuntamento non solo formativo ma simbolico, che ha voluto riaffermare il ruolo dei territori locali come spazi decisivi nella sfida globale alla sostenibilità. Dopo i saluti istituzionali, la giornata è entrata nel vivo con le tavole rotonde dedicate al ruolo della pubblica amministrazione e alle strategie condivise per costruire comunità più resilienti. Il pomeriggio ha avuto il suo momento centrale con l’incontro dal titolo eloquente: “Custodire, innovare, rigenerare: strategie di valorizzazione territoriale per una sostenibilità che nasce dai luoghi”.

A prendere la parola, tra gli altri, Chiara Casalino, assessora di Chivasso con delega al Bilancio, Commercio e Turismo. Con tono fermo e appassionato, ha riportato l’esperienza della sua città, ma soprattutto ha indicato una visione che può valere come bussola per tanti territori italiani.

“La sfida della sostenibilità ambientale, sociale ed economica si gioca sempre più sul terreno locale, dove la capacità di custodire il patrimonio esistente, innovare in modo intelligente e rigenerare spazi e comunità diventa fondamentale per costruire un futuro sostenibile e resiliente”, ha dichiarato. Le sue parole hanno immediatamente riportato l’attenzione sull’essenza del dibattito: non esistono ricette universali, ma percorsi costruiti a partire dalle identità dei luoghi e dalle persone che li abitano.

Nel suo intervento, Casalino ha insistito sul primo pilastro della sostenibilità: custodire. Un verbo che può sembrare antico ma che, declinato al presente, diventa quanto mai urgente. “Proteggere il territorio significa difendere risorse naturali e identità storiche che costituiscono le fondamenta su cui costruire un futuro sostenibile”, ha spiegato. Non si tratta soltanto di paesaggio o biodiversità, ma di quell’intreccio di cultura, tradizioni e saperi che rendono unico un territorio e che rischiano, se trascurati, di scomparire sotto il peso di logiche esclusivamente economiche.

Custodire significa anche gestire con responsabilità le risorse, ridurre sprechi, limitare l’inquinamento. In un tempo in cui i cambiamenti climatici mordono con forza crescente, la tutela ambientale non può essere rimandata. Ma la custodia, ha precisato l’assessora, non deve mai trasformarsi in immobilismo.

Chiara Casalino, assessora di Chivasso con delega al Bilancio, Commercio e Turismo, relatrice alla seconda edizione della Scuola di Sostenibilità.

È qui che si innesta il secondo pilastro: l’innovazione. “Innovare significa combinare tradizione e tecnologia per rispondere alle sfide ambientali e sociali contemporanee”, ha sottolineato Casalino. L’esempio delle smart city, dei coworking rurali, dell’agricoltura di precisione o del turismo esperienziale a basso impatto, mostrano come la creatività possa incontrare la tecnologia per dare risposte concrete.

Ma innovare non è mai un processo individuale: è un percorso che deve includere le comunità. “È necessario coinvolgere le comunità locali in processi partecipativi, co-creando soluzioni adatte ai contesti specifici”. Un richiamo alla responsabilità collettiva, che mette al centro non solo l’efficienza tecnologica, ma anche l’equità sociale.

Il terzo pilastro è quello che forse tocca corde più profonde: la rigenerazione. “Rigenerare significa riportare nuova vita in luoghi abbandonati o in difficoltà, promuovendo coesione sociale, opportunità di lavoro e miglioramento della qualità della vita”. Non è solo un’operazione urbanistica, ma un vero e proprio processo di rinascita che intreccia politiche di inclusione, formazione e rafforzamento del capitale umano e culturale.

Rigenerare, nelle parole di Casalino, vuol dire restituire dignità a spazi e comunità dimenticate, trasformando la marginalità in potenzialità. È un atto politico ma anche etico, che restituisce speranza a chi troppo spesso vede il proprio territorio relegato ai margini.

Accanto a queste tre strategie, l’assessora ha voluto introdurre un tema di grande attualità amministrativa: il Bilancio POP (Popular Report o Bilancio Partecipativo). Uno strumento innovativo che consente agli enti locali di raccontarsi in modo trasparente, rendendo accessibili a tutti le scelte compiute e i risultati raggiunti. “Il Bilancio POP consente di comunicare in modo chiaro, trasparente e accessibile le attività, le politiche e i risultati degli enti, facilitando la partecipazione attiva dei cittadini e l’allineamento degli obiettivi con i bisogni reali del territorio”, ha spiegato Chiara Casalino.

In un’epoca in cui la fiducia nelle istituzioni sembra vacillare, la trasparenza diventa condizione indispensabile per ricostruire legami tra amministrazione e cittadini. “Il Bilancio POP si basa su un approccio dialogico, capace di coinvolgere cittadini, stakeholder e comunità nelle scelte amministrative e nella definizione delle priorità”, ha puntualizzato l’assessora.

Un approccio che segna un cambio di paradigma: dalla comunicazione unidirezionale, spesso opaca, a un processo di corresponsabilità. In questo senso, il Bilancio POP non è soltanto uno strumento contabile, ma un ponte che avvicina la politica alla vita reale delle persone“È essenziale per una governance multilivello trasparente, inclusiva ed efficace, capace di migliorare la pianificazione strategica e di assicurare un controllo partecipato sulle politiche pubbliche”, conclude Chiara Casalino.

Il giorno successivo, la Scuola di Sostenibilità si è spostata a Ceva, nelle sale del Museo del Fungo, luogo emblematico del legame tra natura e cultura. Qui il dibattito si è concentrato sulla valorizzazione del patrimonio enogastronomico come leva di sostenibilità e di identità territoriale. Ancora una volta, il filo conduttore è stato chiaro: per affrontare le sfide globali occorre partire dai territori, dalle loro specificità, dal loro patrimonio materiale e immateriale.

L’atmosfera che ha attraversato le due giornate è stata quella di una comunità che si interroga sul proprio futuro con la consapevolezza che i grandi obiettivi dell’Agenda 2030 non si realizzano a Bruxelles o a New York, ma nelle scelte quotidiane di Comuni, associazioni, imprese e cittadini.

Il messaggio che la Scuola di Sostenibilità ha voluto lanciare è semplice ma rivoluzionario: la sostenibilità non è un lusso, ma una necessità. E per renderla concreta servono strumenti, idee, ma, soprattutto, la capacità di mettere al centro le comunità.

Le parole di Chiara Casalino hanno restituito con chiarezza questa prospettiva: custodire le radici, innovare i modelli di sviluppo, rigenerare i luoghi e le comunità. Una visione che lega passato, presente e futuro, e che rende la sostenibilità qualcosa di concreto, costruito giorno dopo giorno, a partire dai territori.

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