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Zapad-2025: la guerra che si esercita ai confini d’Europa

Mosca e Minsk simulano scenari di guerra dal 2009, l’Europa alza barriere e la NATO risponde: settembre segna un nuovo capitolo della tensione tra Est e Ovest

Esercitazioni militari

Le forze armate russe e bielorusse hanno dato inizio alle loro esercitazioni strategiche congiunte, “Zapad-2025”.

Il 12 settembre 2025 sono iniziate in Bielorussia le esercitazioni militari congiunte russo-bielorusse “Zapad-2025”. Una manovra annunciata da tempo, formalmente “di routine”, ma che, come scrive Meduza, porta con sé “un’ombra lunga, quella delle prove generali dell’invasione russa dell’Ucraina”.

Non è un caso che i timori dei Paesi europei vicini a Russia e Bielorussia si siano riaccesi. Varsavia, Vilnius, Riga: tutte hanno preso misure eccezionali. E se Mosca insiste sulla natura pianificata dell’evento, i segnali sul terreno, dall’impiego simulato di armi nucleari al dispiegamento di nuove postazioni fortificate, disegnano un quadro di tensione crescente.

Il richiamo del passato: Zapad come preludio alla guerra

Durante le precedenti edizioni di Zapad, ricorda la stampa baltica, “i due Paesi aggressori hanno più volte simulato l’invasione dei Paesi baltici, il blocco del corridoio di Suwałki e l’impiego di armi nucleari”. E, secondo le analisi raccolte alla vigilia, “si prevede che uno scenario analogo venga riproposto anche nelle manovre di quest’anno”.

Le esercitazioni Zapad si svolgono con cadenza quadriennale dal 2009: si sono tenute nel 2009, 2013, 2017 e 2021, mentre nel 2023 furono annullate. L’attuale edizione, “Zapad-2025”, è dunque la quinta della serie.

Quelle del 2021, in particolare, furono il preludio all’ammassamento delle truppe russe al confine con l’Ucraina. A febbraio 2022, dopo “Soiuznaja Rešimost’” (Determinazione dell’Unione), l’invasione fu un fatto compiuto. Da allora, ogni manovra militare dell’asse Mosca-Minsk viene letta come un test o una minaccia diretta.

Le rassicurazioni del Cremlino e le parole di Minsk

L’11 settembre, alla vigilia dell’avvio, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha dichiarato in conferenza stampa che “le esercitazioni militari congiunte di Russia e Bielorussia “Zapad-2025” hanno carattere pianificato” e che “si tratta di un proseguimento della cooperazione militare e di un addestramento dell’interazione tra due alleati strategici”.

Dal canto suo, il ministero della Difesa bielorusso ha spiegato che l’obiettivo sarà “verificare le capacità di garantire la sicurezza militare dello Stato dell’Unione e la prontezza a respingere una possibile aggressione”.

Il ministro della Difesa di Minsk, Viktor Chrenin, aveva già anticipato in agosto che durante le manovre «si simulerà la pianificazione dell’impiego di armi nucleari e del sistema missilistico Orešnik. Lo stesso Aleksandr Lukašenko, il primo luglio, aveva annunciato di aver raggiunto con Vladimir Putin un accordo per “il dispiegamento in Bielorussia di questo complesso missilistico entro fine anno”.

Dimensioni ridotte, ma con il marchio nucleare

Come evidenzia la testata indipendente Meduza, il numero complessivo dei militari “non è stato ufficialmente reso noto”, ma si stima una partecipazione di circa 30.000 soldati, di cui 8.000 in Bielorussia, inclusi 2.000 russi. Per confronto, nel 2021 furono 200.000.

Il ridimensionamento numerico non significa, tuttavia, minore pericolosità. Secondo le fonti ucraine, “verranno simulate le decisioni riguardo allo spostamento o all’impiego di testate nucleari”, senza lanci effettivi.

La risposta europea: confini chiusi e cieli sorvegliati

La reazione dei Paesi vicini non si è fatta attendere.

Il premier polacco Donald Tusk, parlando a TVP Info, ha definito Zapad-2025 “una prova generale di attacco alla Polonia”. Di conseguenza, l’11 settembre Varsavia ha chiuso il confine con la Bielorussia. Il ministro dell’Interno Marcin Kerviński ha spiegato a TokFM che “la durata della chiusura non è stata stabilita» e che la Polonia teme «provocazioni in senso ampio, incluso un aumento della pressione migratoria”.

Il ministero degli Esteri bielorusso ha convocato l’incaricato d’affari polacco Krzysztof Ożanna, definendo la decisione “ingiustificata” e accusando Varsavia di “provocare difficoltà al traffico di merci e persone”.

Anche la Lituania ha reagito. Il viceministro della Difesa Tomas Godliauskas ha annunciato che il Paese «rafforzerà il controllo delle frontiere con Russia e Bielorussia, impiegando non solo guardie di frontiera ma anche servizi di sicurezza e milizie locali».

In Lettonia, il ministro della Difesa Andris Spruds ha ordinato alle Forze armate nazionali (NBS) di “innalzare lo stato di allerta, intensificando la sorveglianza dello spazio aereo, informatico e cibernetico» e ha attivato «la mobilitazione di tutti i membri della Guardia nazionale”.

Droni, cieli chiusi e NATO in allerta

La notte del 10 settembre diversi droni russi hanno sorvolato la Polonia. Per intercettarli, sono stati fatti decollare caccia polacchi e olandesi. La NATO ha minimizzato, parlando di “errore” e non di “attacco all’Alleanza”.

Ma le conseguenze sono state immediate: la Lettonia ha chiuso il proprio spazio aereo nella zona orientale fino al 18 settembre, «con possibilità di proroga», motivando la scelta con la necessità di “rafforzare le capacità di difesa aerea”. La Polonia ha limitato i voli notturni civili lungo i confini con Bielorussia e Ucraina dal 10 settembre al 9 dicembre. La Lettonia ha vietato i voli civili di droni in maniera permanente durante il periodo delle esercitazioni.

Le valutazioni dei servizi e il monito ai cittadini

Un’analisi dell’Ufficio per la protezione della Costituzione (SAB) ha concluso che “la minaccia rappresentata per la Lettonia e la NATO dalle esercitazioni è bassa”. Tuttavia, secondo gli analisti, Mosca e Minsk “usano le manovre come strumento di comunicazione strategica interna ed esterna”. In particolare, il Cremlino punta a “dimostrare che, nonostante la guerra in Ucraina, la Russia è ancora capace di sviluppare e rafforzare il proprio potenziale militare”.

Il portale della difesa lettone Sargs.lv ha lanciato un avvertimento: “Russia e Bielorussia potrebbero tentare provocazioni, soprattutto attraverso un uso intensificato di operazioni informative contro la Lettonia e gli altri Paesi della NATO”. Per questo i cittadini sono stati invitati a “segnalare immediatamente alle autorità qualsiasi attività sospetta nelle zone di confine” e a “non condividere notizie non verificate sui social, per non alimentare la propaganda ostile”.

Non è solo la Russia a muovere truppe

Parallelamente a Zapad-2025, gli alleati della NATO hanno lanciato l’esercitazione TARASSIS, che coinvolge 11 Paesi, tra cui Regno Unito, Norvegia, Svezia e Finlandia. La Polonia ha avviato l’operazione Iron Defender, con 30.000 militari e 600 mezzi, insieme agli alleati dell’Alleanza.

Un’escalation dimostrativa, che Stefano Grazioli, esperto di Russia, ha definito «un gioco di specchi» tra Est e Ovest, dove “Zapad rappresenta per Mosca e Minsk una vetrina per illustrare il potenziale militare”, mentre la NATO risponde con manovre altrettanto massicce.

Il premio americano a Lukašenko e il gioco diplomatico

Secondo Delfi, il portale di notizie che opera nei Paesi Baltici, Lukašenko sta cercando “di non litigare con Trump” e di aprire un canale con Washington. Gli Stati Uniti hanno infatti “parzialmente revocato le sanzioni nei confronti della compagnia aerea statale Belavia”, mentre Minsk ha risposto con la grazia a “52 prigionieri politici, tra cui 14 stranieri”.

Un “premio” simbolico, che indica la volontà di Washington di utilizzare Minsk come ponte verso Mosca. Un tentativo che divide l’Europa, dove Bruxelles continua a mantenere alte le sanzioni, percependo la Bielorussia come «una minaccia diretta e crescente».

Il significato di Zapad-2025

Zapad-2025 non è soltanto un’esercitazione militare, ma un segnale politico e strategico che si inserisce in un solco già tracciato. Dal 2009 queste manovre si tengono con regolarità quadriennale, e ogni edizione ha rappresentato per Mosca e Minsk un banco di prova, sia operativo sia comunicativo. Il 2021 preparò l’invasione dell’Ucraina, oggi quella memoria pesa come un monito.

Per la Russia, Zapad-2025 serve a dimostrare che, nonostante tre anni e mezzo di guerra logorante, le sue capacità di proiezione militare non sono esaurite. È un messaggio rivolto sia all’Occidente sia al fronte interno: il Cremlino vuole far vedere che le forze armate restano in grado di manovrare, coordinarsi e persino simulare l’impiego di armi nucleari, mentre in parallelo combattono in Ucraina. L’analista Vjačeslav Sutyrin del MGIMO (Centre for Science Diplomacy and Advanced Academic Initiatives) osserva che “le esercitazioni permettono a Russia e Bielorussia di rafforzare il coordinamento e la difesa dello Stato dell’Unione”, ma in Occidente esse vengono percepite come un atto intimidatorio.

Per la Bielorussia, l’esercitazione è un delicato esercizio di equilibrio. Lukašenko resta fedele a Mosca, ospitando armi nucleari tattiche e nuovi missili russi, ma allo stesso tempo cerca di aprire un canale con Washington, come mostrano la parziale revoca delle sanzioni su Belavia e la grazia concessa a decine di prigionieri politici. Minsk si muove dunque su due scacchiere: quella militare, in cui è estensione diretta del Cremlino, e quella diplomatica, in cui cerca spazi di manovra per non restare schiacciata tra Putin e l’isolamento europeo.

Per l’Europa, Zapad-2025 è soprattutto un banco di prova psicologico e politico. Varsavia, Vilnius e Riga hanno reagito con chiusure di confini, divieti di volo e mobilitazioni delle guardie di frontiera. Le incursioni dei droni russi in Polonia hanno fatto scattare l’allarme, tanto che il presidente Karol Nawrocki ha evocato la possibilità di ricorrere all’articolo 4 della NATO. Non è solo la paura di un’invasione: è la consapevolezza che il corridoio di Suwałki resta il tallone d’Achille dell’Alleanza Atlantica, e che ogni esercitazione russa potrebbe trasformarsi in una prova generale di guerra reale.

La NATO, dal canto suo, risponde con esercitazioni parallele e massicce, come TARASSIS e Iron Defender, coinvolgendo decine di migliaia di soldati. Si configura così una spirale di escalation dimostrativa: Mosca e Minsk mostrano i muscoli, l’Alleanza replica con manovre speculari. Ognuno accusa l’altro di aggressività, ma il risultato è un innalzamento costante della tensione sul fianco est dell’Europa.

In definitiva, Zapad-2025 conferma che la nuova guerra fredda non è una metafora, ma un dato di fatto. I confini orientali dell’Europa restano il punto più fragile del continente, e settembre 2025 passerà alla storia come il mese in cui due blocchi si sono guardati negli occhi, pronti a tutto, in un confronto che travalica l’Ucraina e mette in gioco l’equilibrio di potenza globale.

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