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15 Aprile 2025 - 14:34
Quanti di noi si sono detti “basta, da domani non mangio più schifezze” oppure “farò una passeggiata tutti i giorni” per poi fallire dopo qualche giorno e ritornare sui propri passi?! Siamo in tanti, credo, ed è del tutto normale!
Si, perché la sola motivazione al cambiamento non basta per raggiungere dei risultati durevoli nel tempo.
Il termine motivazione significa proprio “spinta ad agire, a muoversi verso qualcosa” ed è fondamentale per attivarsi ma è anche un tipo di energia che si “esaurisce” troppo velocemente perché comporta un grande affaticamento per il nostro cervello “pigro”. Quindi, indubbiamente la forza di volontà è utile per intraprendere il primo passo ma successivamente dobbiamo servirci di un altro meccanismo per ottenere dei risultati, ovvero, avvalerci delle abitudini.
Le abitudini sono una disposizione stabile, un costante modo di essere e di operare. In buona sostanza, le abitudini sono comportamenti che ripetiamo con il “pilota automatico” senza, cioè, richiedere troppa energia al nostro cervello perché sono azioni consolidate. Ed ecco perché una “buona abitudine” come una “cattiva abitudine” sono ambedue difficili sia d’acquisire che da perdere.
Affinché si generi un’abitudine ci vuole un dato tempo, quindi la ripetizione del comportamento che vuoi far diventare abitudine deve essere costante: a questo proposito, è ormai universalmente condiviso che per acquisire un’abitudine ci vogliono almeno 21 giorni.
Ultimo aspetto, ma non meno importante, è la semplicità: perché si radichi un’abitudine è molto importante rendere il comportamento da attuare il più semplice e rapido possibile.
Vediamo ora nel dettaglio come “funziona” il meccanismo dell’abitudine. Dobbiamo immaginarlo come un circuito dove un segnale specifico ha la funzione di attivarci e ad esso rispondiamo con una routine comportamentale stabile e costante che non è altro che l’abitudine stessa. Questa routine genera una sorta di gratificazione e, proprio per questo, viene spesso ripetuta per soddisfare un dato bisogno.
Facciamo un esempio: hai finito di lavorare e sei tornato a casa, ti prepari un the per rilassarti e mangi i biscotti. Riassumendo potremmo dire che in questo caso il segnale che attiva la routine del the è l’aver messo il piede in casa e la gratificazione che ti porta a ripetere questo comportamento ogni pomeriggio è il rilassamento successivo.
L’inconveniente, però, potrebbe essere quello di mangiare troppi biscotti se, per esempio, hai già fatto un pranzo abbondante o se vuoi perdere peso e questo comportamento, alla lunga, potrebbe crearti qualche problemino di salute. Non sto dicendo che ci ci sia qualcosa di sbagliato in questa routine ma se il tuo obiettivo è il dimagrimento non è questa un’abitudine che ti aiuterà. Possiamo però agire provando a “modificarla” e agendo sul circuito, per esempio in questo modo: tornando a casa (segnale) ti metti ad ascoltare una playlist che ti piace (routine) in modo da rilassarti un po’ (gratificazione) mentre ti prepari per fare qualche esercizio fisico o una passeggiata. Questo è quello che, in buona sostanza, sta alla base di un’abitudine e, se impari a comprendere come funzioni, in termini di segnali e gratificazioni, potresti pian piano andare a modificare le tue routine per acquisire delle abitudini migliori per te.
Voglio ancora lasciarti qualche semplice consiglio nel caso in cui ti interessi creare nuove abitudini o modificare quelle esistenti:
Ecco, quello che volevo condividere questa settimana!
Spero che sia stata una lettura interessante e come sempre ti auguro il meglio e di trascorrere nella gioia le prossime festività! A presto!
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