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19 Marzo 2014 - 10:02
Furti piuttosto insoliti si erano verificati nel corso del 2009 ad Ivrea. Numerosi "tupiun" erano spariti dalle proprietà di diversi abitanti. E' questo il termine che, nel dialetto piemontese, indica i capitelli posti sui pilastri che un tempo tenevano la vite. Un articolo di giornale fece scattare una serie di denunce da parte dei derubati.
Dalla notizia si era capito, infatti, che non si trattava di sporadici furtarelli o bravate ma di una manovra messa in atto a tappeto al fine della rivendita. Per quei fatti due persone si trovano a processo con l'accusa di furto: Giovanni Esposito, difeso dall'avvocato Enrico Scolari, e Paolo Lombardi, difeso dall'avvocato Giovanni Coniglio e attualmente in carcere per altri motivi.
Secondo le indagini, svolte dai militari, i capitelli in pietra erano stati ceduti ad un rivenditore di Vallo, frazione di Caluso, come risultava peraltro dalla presenza di documenti firmati. Molti proprietari nonostante siano passati cinque anni, ancora attendono il dissequestro. Lo hanno ribadito, martedì mattina, alcuni di loro, interrogati nell'aula penale di Palazzo Giusiana davanti al giudice Marianna Tiseo.
Come Luciana Gannio, classe 1923, di Ivrea. "Un bel mattino – ha raccontato la signora su domanda del Pm Ombretta Russo – ho visto che mancava il capitello su due pilastri. Parlando a mio fratello Luigi abbiamo pensato di andare a controllare: a me ne mancavano un paio, a lui dieci o dodici". Dopo poco tempo i fratelli Gannio erano stati contattati per il riconoscimento presso il rivenditore. "Adesso possiamo mettere le nostre pietre sopra i pilastri?" ha domandato l'anziana al giudice.
Lo stesso ha fatto Maria Cristina Fiocchi, classe 1955, sempre residente a Ivrea. "Avevo detto ai Carabinieri – ha sottolineato quest'ultima – che ero in grado di riconoscere le mie pietre: cambia il diametro, lo spessore, la qualità, alcune hanno più ferro, altre meno. Erano proprietà di mio padre, che era mancato. Sono pietre pesanti, pertanto non sono fissate ma appoggiate. Ancora oggi non li ho e senza, a lungo andare, i pilastri si rovinano".
Il giudice ha deciso di chiedere pertanto il dissequestro ed ha rinviato il processo al 3 luglio per sentire altre persone offese.
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