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CHIVASSO. La Voice Care a rischio chiusura

CHIVASSO. La Voice Care a rischio chiusura
Un’altra mazzata, sulla testa dei chivassesi. Un’altra mazzata, sul futuro di almeno duecento famiglie. Il 2014 che s’è aperto con la chiusura, per tutto l’anno, della centrale Edipower continua a non promettere nulla di buono in fatto di ripresa economica e rilancio dell’occupazione. E’ della scorsa settimana la notizia, giunta come un fulmine a ciel (quasi) sereno, del rischio della chiusura per l’azienda Voice Care di Chivasso. La Voice Care, insediata nell’area ex Lancia, oggi Consorzio Pi.Chi., fa parte del gruppo Contacta di Torino e si occupa di gestione dei servizi. Sono più di duecento gli addetti impiegati nella sede chivassese dove l’attività principale è quella di indagini demoscopiche telefoniche, con commessa esclusiva di Seat Pagine Gialle ed i servizi ‘892424’ e ‘1240’. All’inizio di febbraio, la prima avvisaglia della doccia gelata arrivata martedì scorso. “Il 6 febbraio - spiega Ivano Griffone, rappresentante sindacale Uilcom - Uil -, Seat, che era in situazione di crisi, ha chiesto di essere ammessa in procedura di concordato preventivo (in bianco) dal Tribunale di Torino. In tal modo, hanno chiesto una ristrutturazione dei debiti che vanno, da quanto dichiarato dall’azienda, dal periodo di dicembre 2012 a inizio febbraio 2013”. Martedì si è tenuto un incontro presso l’Unione industriale di Torino, tra i sindacati e la proprietà della Voice Care di Chivasso. “Dopo la scorsa settimana, possiamo dire che siamo davvero preoccupati per la sopravvivenza dello stabilimento...”, spiega Griffone. Le preoccupazioni nascono dal fatto che l’azienda ha dichiarato che “se venisse approvato il concordato, Seat corrisponderebbe solo il 20 per cento di circa due milioni di euro originariamente dovuti”. “Ciò fa temere l’imminente chiusura dell’azienda stessa - continua il sindacalista - e la conseguente perdita dei posti di lavoro. La Uilcom-Uil non è d’accorco con questo concordato ‘capestro’ perché a pagare saranno sempre e solo i più deboli: i lavoratori. Chiediamo la revisione del piano concordatario per dare prospettive non solo a Seat ma anche alle tante aziende che per Seat lavorano. Chiediamo anche a Seat di assumersi le sue responsabilità e a Voice Care, azienda sana che ha sempre pagato con puntualità i lavoratori, di resistere e fare di tutto per evitare la chiusura”. “E’ grave il fatto che il mancato pagamento di arretrati possa riversarsi in questa maniera sui lavoratori - conclude Griffone -. Al momento, aspettiamo di vedere come si evolveranno gli eventi. Eventualmente, interesseremo dell’accaduto anche le istituzioni”. Intanto, a Palazzo Santa Chiara, qualcuno prenda nota.
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