Come avevamo previsto in questo stesso spazio, del gravissimo ammutinamento di un centinaio dipresidenti di seggio e scrutatori alle elezioni della settimana scorsa in Sicilia non si è più sentito parlare. Nulla nei media mainstream e nulla dalla politica nazionale nonostante la Sicilia sia pure la Regione dove ha votato il Presidente della Repubblica. Non parliamo poi dell’astensionismo giunto a livelli inaccettabili per una democrazia che dovrebbe basare tutte le proprie scelte sulla volontà popolare. Eh già, viviamo proprio in quel Paese che la nostra Costituzione riesce magistralmente a sintetizzare nel primo articolo: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” Questasemplice frase contiene in sé i princìpi fondanti della nostra Repubblica: democrazia, lavoro, sovranità popolare, rispetto delle regole per poi spingersi ad enunciare, negli articoli che seguono, tutta una serie di valori e diritti che dovrebbero essere imprescindibili, almeno per la volontà dei Padri costituenti. Valori che troppo spesso vengono disattesi a partire da quella classe politica che dovrebbe vigilare sul loro rispetto e che invece, più o meno velatamente, dà il cattivo esempio come in occasione del chiarissimo art.11 che recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali …” L’attuale conflitto in Ucraina, ma prima ancora quelli ispirati dagli USA e alimentati dalla NATO in Serbia, in Iraq, in Afghanistan, sono lì a testimoniare di come quei valori scolpiti nella pietra sono stati e vengono ancora oggi sviliti e raggirati in sfregio a quelle donne e a quegli uomini politici “veri” cheusciti da un sanguinoso conflitto mondiale riuscirono a trovare una sintesi trasversale che mettesse in guardia dalle atrocità e dagli orrori delle guerre. Nel primo dopoguerra venne fondata l’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite allo scopo di “rafforzare la pace a livello internazionale, la sicurezza e le buone relazioni tra i diversi Stati, nonché promuovere lo sviluppo economico e sociale e garantire il rispetto dei diritti umani”. Dopo appena tre anni venne scritta e approvata la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo che all’art.1 recita: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. A circa 70 anni di distanza da queste dichiarazioni e da questi impegni sottoscritti praticamente da tutti i Paesi del Mondo ci troviamo a vivere nell’epoca in cui mai come ora è alto il numero di conflitti armati e dove l’industria bellica, con la produzione di armi di ogni tipo, sta vivendo un boom di produzione e di ordini. Combattere la forza con la forza, la guerra con altra guerra non porta da nessuna parte ed è la storia che ce lo dice non qualche sparuto pacifista. Esistono dei metodi non violenti, a partire proprio dalla politica e dalla diplomazia, che possono mettere a tacere le armi però devono svilupparsi alla luce del sole e su uno stesso piano di discussione. Se si pensa di dividere il Mondo in buoni e cattivi volendo imporre il proprio pensiero non si va da nessuna parte, ma per far questo servirebbe unaclasse politica adeguata che, limitandoci al nostro Paese, proprio non si riesce a scorgere. In un quadro internazionale da far tremare i polsi se guardiamo al livello del dibattito politico in Italia c’è da mettersi la mani nei capelli. Viviamo in una sorta di stato di emergenza da un paio d’anni prima per la pandemia ed ora per la guerra con un Parlamento e il conseguente dibattito politico inesistenti. I partiti, in perenne campagna elettorale, non manifestano nemmeno più ideali e valori a cui ispirarsi, ma si muovono esclusivamente alla ricerca di un consenso di quella parte di popolazione, ormai minoritaria, che ancora va a votare. Viviamo una fase socio-economica drammatica, il debito pubblico ormai ha superato ogni più nera previsione, ma dai palazzi che contano continuano ad arrivare messaggi rassicuranti con l‘orchestra che continua a suonare mentre il Titanic affonda. Viviamo l’estate più calda e siccitosa che mente umana ricordi e nonostante tutti i segnali di allarme lanciati nei decenni scorsi sul fronte dei cambiamenti climatici poco o nulla è stato fatto. Giova ricordare che, a livello locale, l’attuale maggioranza di centro destra che governa la città di Ivrea ha bocciato per ben due volte altrettante mozioni che chiedevano semplicemente all’Amministrazione eporediese di riconoscere il fenomeno del surriscaldamento del Pianeta e di mettere quindi in atto politiche pubbliche finalizzate alla mitigazione dello stesso. La motivazione per questa incredibile bocciatura è stata quella che l’aumento globale della temperatura “non è di origine antropica” e questo la dice lunga sul livello ideologico e strumentale di certe forze politiche. Così ci ritroviamo oggi con lo stesso, se non peggiore, livello di inquinamento atmosferico ed ora pure con ilrischio di dover razionare l’acqua potabile allegramente sprecata, senza che la politica muovesse un dito, per riempire piscine o irrigare colture che necessitano una quantità di acqua che non ci possiamo più permettere da decenni. In questo quadro generale il prossimo anno si dovrà rinnovare il Consiglio Comunale eporediese e di fatto la campagna elettorale è già cominciata. Noi come gruppo civico che da anni si batte con coerenza sulle tematiche della sostenibilità, alcune delle quali citate sopra, abbiamo cominciato unpercorso aperto con tutti coloro che sono interessati alla soluzione di questi problemi e che vorrebbero portarli anche nelle stanze della politica locale indipendentemente dagli interessi di singole realtà private e dal colore politico del partito di turno. Per fare questo servirà un grande sforzo per un reale spostamento dell’azione politica dalle poltrone e dagli interessi dei singoli al bene comune e al benessere della collettività e noi su questo giocheremo la nostra partita.
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