Cerca

Tomorrow, and tomorrow, and tomorrow…

Tomorrow, and tomorrow, and tomorrow…

studio portrait of grandfather and grandson, most likely made in 1920

Tomorrow, and tomorrow, and tomorrow… Ho recente riletto Macbeth una fra le più note e citate tragedie di Shakespearie. In questa tragedia vengono drammatizzati i catastrofici effetti fisici e psicologici della ricerca del potere per il proprio interesse personale, con lo scontato esito finale di tale condotta di un gorgo inesorabile di errori ed orrori. Pubblicata nel 1623 e stata da allora frequentemente rappresenta e riadattata nel corso dei secoli, divenendo nel tempo il modello negativo a cosa porta la brama di potere sfrenata e dei suoi pericoli, definizione che è stata tuttavia spesso giudicata estremamente restrittiva, ma se letta attentamente come la mia piccola riflessione parla anche e se non addirittura erronea, date le ampie ripercussioni di natura filosofica sui temi del destino, dell'azione e della volontà, e le molte ombre e misteri che ancora aleggiano attorno alla vicenda della coppia Macbeth/Lady Macbeth, la cui vicenda personale è arricchita da questa frase ambigua: “Domani, e domani, e domani, / striscia a passi lenti il tempo che ci è assegnato / di giorno in giorno fino alla sua sillaba estrema. Tomorrow, and tomorrow, and tomorrow…: lenta ma implacabile come un placido ruscello avanza il fiume del tempo che ci viene concesso su questa terra. Questo è uno dei discorsi più famosi scritti da Shakespeare e pronunciati dal suo famoso personaggio, Macbeth, nella commedia con lo stesso titolo. Il protagonista dice questo per indicare che un altro giorno della sua vita sarebbe solo un inutile e monotono strisciare verso linevitabile fine. Afferma il protagonista che la vita è piena di eventi e azioni, per quanto assurde, brevi e completamente prive di significato alla fine. E si la vita con la corrente del tempo trascina con sé ore e giorni, spesso simili a scatole vuote, che vagano come vagabondi alla deriva verso l'estuario finale. Ogni giorno, al mattino, mi sembra tanto lunga la distesa di quei “domani, e domani, e domani”, da farmi pensare di non badare al loro uso e consumo. Allora verrebbe voglia di pensare che la vita è priva di significato, inutile e vuota; e che ogni giorno striscia come ogni altro giorno. E cosi alla fine non rimane che la sillaba estrema del discorso della vita. L’invito che viene da queste parole è di non sprecare il presente perché quando giungeremo davanti a Dio che ci ha donato tanti domani, saremo all’oggi definitivo, senza più un domani, dove daremo rendiconto dei domani passati. Prima di congedarmi a domani, ricordo che la vita è così breve che non c’è tempo per litigi, per il rancore e per la guerra. C’è solamente il tempo per amare e dura solamente un istante. Perché la vita è questo, nulla è facile. Ma niente è impossibile, in vitam nihil est impossibile! Buona vita Favria, 18.03.2022 Giorgio Cortese Buona giornata. Dicono i saggi che ci vuole tutta la vita per imparare a vivere, ma forse può sembrare strano, ci vuole tutta la vita per imparare a morire. Felice venerdì.
Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori