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Abaco e abbecedario.

Abaco e abbecedario.

Toys: Wooden Abacus Isolated on White Background

Abaco e abbecedario. La parola abaco deriva dal lemma latino abacus arrivato dal greco a sua volta dall’antico Ebraico, polvere. Infatti il termine originario si riferiva ai primi abachi costituiti da una tavoletta su cui spargere polvere di sabbia. L’abaco era un antico strumento di calcolo, utilizzato come ausilio per effettuare operazioni matematiche, ed era già anticamente usato in Cina, con bastoncini di bambù, e nel Medio Oriente che poi lo fecero conoscere ai Greci e ai Romani. Successivamente il termine è passato a indicare anche ogni libretto contenente i primi rudimenti del calcolo aritmetico. L'uso dell'abaco in Europa durò a lungo: nel tardo Medioevo comparve un abaco a linee orizzontali rappresentanti successive potenze di 10. Nel Medioevo in Europa alla parola abaco si attribuiva solitamente il significato di aritmetica in senso generale. La parola "abaco", in questo caso, assunse una definizione più vasta di quella originaria, e comprese anche la disciplina, il testo scritto nella scuola, basti pensare ai modi di dire "andare all'abaco". Dalla parola abaco deriva il lemma abacista per indicare i seguaci di una delle sue scuole di aritmetica del 13 secolo nell’Europa Cristiana, l’altra era quella detta degli algoritmisti. Gli abachi utilizzati in Europa nei secoli scorsi spesso non erano strumenti trasportabili, ma linee o riquadri tracciati su un piano, dove venivano collocati e spostati dei gettoni. Il più famoso di questi fu l'abaco a scacchiere, utilizzato nelle isole Britanniche, da cui deriva il titolo attribuito al ministro delle finanze inglese, il Cancelliere dello Scacchiere. La tipologia dell'abaco si è arricchita nel corso dei secoli di varie forme. Possiamo distinguere due classi principali: abaco a polvere, oggi non più usato dove su una delle due facce della tavoletta veniva sparsa della polvere di sabbia. In seguito, mediante le dita o una bacchetta, si spostava la polvere in modo da tracciare dei segni che rappresentano le operazioni matematiche e le figure geometriche. L’ abaco a colonne con elementi di varia natura, sassolini, gettoni, anelli, che erano allineati su una serie di colonne parallele. Seguendo precise convenzioni nel posizionare tali elementi, si rappresentano dei numeri. L'abaco a colonne è tuttora utilizzato. Si distinguono i seguenti principali tipi di abaco a colonne una volta utilizzati come l’abaco lapilli, bottoni, gettoni, e ad anelli detto in Cina Suanpan ed in Giappone Soroban, questo ultimo è ancora oggi utilizzato. Un Russia l’abato ad anelli viene chiamato Tschoty, in Armenia molto simile al russo viene chiamato Choreb e i turchi lo chiamano Culba. Un abaco, nella sua forma più comune, è una tavoletta di forma rettangolare costituita da una serie di guide, fili, scanalature, parallele, che convenzionalmente indicano le unità, le decine, le centinaia e così via. Lungo ogni guida possono essere spostate delle pietruzze, dette calcoli, da cui il termine moderno di significato matematico, o altri oggetti mobili per eseguire le operazioni aritmetiche. I materiali usati per la costruzione degli abachi e la loro foggia costruttiva variano moltissimo a seconda del luogo e dell'epoca storica, però il funzionamento si basa sempre sul principio fondamentale che il valore di una configurazione di calculi dipende dal posto che occupa ossia dalla guida su cui è posizionata. In base a questo principio le pietruzze su linee diverse indicano grandezze di ordine diverso, anche frazionarie. Le operazioni facilitate dall'uso dell'abaco non sono soltanto addizioni e sottrazioni, ma anche moltiplicazioni e divisioni, viste rispettivamente come addizioni e sottrazioni ripetute. Inoltre, grazie ad opportune configurazioni fisiche dello strumento e ad opportune tecniche, la velocità di esecuzione dei calcoli può essere ragguardevole. Tuttavia, l'abaco non può essere considerato una calcolatrice meccanica in quanto non dispone di meccanismi. L'operatore deve eseguire manualmente tutte le operazioni, nulla avviene in modo automatico. Viceversa, l'abaco, soprattutto nella sua variante pallottoliere, quando andavo a scuola in prima elementare veniva usato per imparare a contare e ad eseguire le prime semplici addizioni e sottrazioni. Per finire la parola abaco in architettura indica la parte superiore del capitello, a forma di parallelepipedo o di tavoletta, sulla quale poggia l'architrave o l'arco. Anticamente l’abaco era manualetto elementare di aritmetica, per gli Antichi Romani la tavola per esporre il vasellame durante un banchetto, oggetti artistici, o per raccogliere offerte per le divinità e oggi in chiesa è il tavolino su cui vengono posati, nel presbiterio, i vasi sacri e gli altri oggetti liturgici per la S. Messa, infine nel linguaggio militare, in artiglieria, grafico usato per l'elaborazione dei dati occorrenti alla preparazione ed esecuzione dei tiri. Come si vede l’abaco da tavoletta provvista di bastoncini atta a eseguire le operazioni dell'aritmetica servendosi di sfere è divenuta l’antica arte di fare i conti, diventando in matematica la rappresentazione grafica di una legge di dipendenza tra più variabili e in economia solitamente al plurale abachi, grafici, nelle ricerche di mercato, da cui si può ricavare l'indicazione dell'ampiezza da dare ad un campione, presumendo una data percentuale di risultato e accettando un dato margine di errore. Passo ora aparlare dell’abbecedario, lemma che deriva dal tardo latino abecedarius, abecedarium, dal nome delle prime quattro lettere dell’alfabeto. L’abbecedario anticamente era quel libretto che serviva per imparare a leggere, più noto come sillabario. Se invece, il termine viene usato come aggettivo, riporta a un componimento poetico proprio della letteratura latina cristiana, nella quale le lettere iniziali dei singoli versi o strofe, si succedono in ordine alfabetico, esempio illustre è il "carme poetico" di S. Agostino. Senza addentrarci nei meandri della Bibbia, in cui non mancherebbero questi curiosi giochi di parole, gli studiosi di storia della letteratura italiana potranno riferire che non è poi tanto raro imbattersi negli abbecedari. Per capire meglio il fine di tali strumenti, è necessario partire dalle origini del linguaggio, conoscere come esso veniva insegnato, e soffermarsi sui primi abbecedari, per essere in grado di confrontarli con quelli più moderni. Personalmente ricordo da bambino Pinocchio di Collodi dove “ Pinocchio col suo bravo abbecedario nuovo sotto il braccio, prese la strada che menava alla scuola”. Favria, 12.02.2022 Giorgio Cortese Buona giornata. La gioia è un evento inatteso di un momento qualsiasi. Felice sabato Vivi con quelli che possono renderti migliore e che tu puoi rendere migliori. C’è un vantaggio reciproco, viva la vita se doni la vita. Ti aspettiamo a Favria VENERDI’ 25 MARZO 2022, cortile interno del Comune dalle ore 8 alle ore 11,20. Abbiamo bisogno anche di Te. Dona il sangue, dona la vita! Attenzione a seguito del DPCM del 8 marzo 2020, per evitare assembramenti è necessario sempre prenotare la vostra donazione. Portare sempre dietro documento identità. a Grazie per la vostra collaborazione. Cell. 3331714827- grazie se fate passa parole e divulgate il messaggio
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