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31 Gennaio 2022 - 11:29
Il lasciapassare viene richiesto anche alle Poste
Il super green pass non è strumento in grado di certificare che il possessore non abbia il virus in corpoGià ora nei bar e nei ristoranti si può entrare solo se si ha il super green pass: e così, in posti dove per bere un caffè o consumare un pasto ci si deve necessariamente togliere la mascherina, vediamo fianco a fianco persone (inconsapevolmente) “positive” e persone “negative” (che vengono contagiate dal commensale o dal vicino di bancone, e magari finiscono all’ospedale: oltre il 60% dei ricoverati con Covid è vaccinato e aveva il super green pass): per il virus, insomma, è una pacchia. Ai non vaccinati, anche se hanno appena fatto un tampone risultato “negativo”, l’ingresso è vietato, e il caffè o il panino non possono consumarlo nemmeno fuori dal locale. Idem sugli affollati treni e pullman utilizzati quotidianamente dai pendolari: sono pieni di “positivi” inconsapevoli (ma con il super green pass) che contagiano gli altri viaggiatori anch’essi dotati di super green pass, mentre i non vaccinati “negativi” devono andare a lavorare con le proprie auto, dove non contagiano nessuno: sia perché viaggiano da soli e sia perché, “tamponati” ogni 48 ore, sono “negativi”. Il Covid se lo prendono poi quando arrivano sul posto di lavoro, dove è pieno di vaccinati “positivi” (ma con super green pass). Per non parlare delle scuole, dove tutti - insegnanti e operatori - sono obbligatoriamente bi- o tri-vaccinati ma in buona parte sono a casa con il Covid (e, prima di avere sintomi evidenti, hanno contagiato colleghi e alunni, che a loro volta hanno portato il virus a casa a fratelli, sorelle, genitori, nonni...). Bene: visto che il super green pass si è rivelato un efficacissimo strumento per estendere la diffusione del contagio, l’illuminato Governo fa altri passi sulla strada dell’inferno. Con l’ultimo (per ora) decreto legge ha stabilito che da oggi, 1° febbraio, il green pass è necessario anche per entrare nei negozi (tranne quelli di alimentari, le farmacie e pochi altri), negli uffici pubblici, in banca, alle Poste, eccetera. Quindi, stando al dettato normativo, i negozianti di beni non alimentari e gli impiegati di banca, per i prossimi due mesi, dovrebbero stare sulla porta con il telefono dotato di app per verificare che tutti abbiano il green pass (che, come s’è visto, non garantisce nulla sullo stato di salute della persona che lo detiene). Ma siccome è una norma più insulsa delle precedenti, e siccome nei giorni scorsi c’è stata una mezza rivolta della federazione tabaccai (in tabaccheria entrano centinaia di persone al giorno, avrebbero dovuto assumere apposito personale da piazzare sulla soglia a controllare...), il Governo ha fatto marcia indietro: non con un ulteriore decreto più ridicolo di quelli già emanati, ma con una risposta alle Faq presenti sul sito: “i titolari delle attività commerciali che non vendono beni di prima necessità, e quindi non solo i tabaccai, non devono effettuare necessariamente i controlli sul possesso del green pass all’ingresso, ma possono svolgerli a campione successivamente all’ingresso della clientela nei locali”. Capito? Quindi il venditore di scarpe o di libri o di sigarette, quando entri, ti guarda in faccia e decide se chiederti il green pass o no, a sua discrezione: “a campione”. E comunque se hai la tosse o la febbre ma hai il super green pass puoi entrare tranquillamente, e se è un bar-tabacchi magari prendere, oltre alle sigarette, anche un caffè e una brioche, ovviamente togliendoti la mascherina e contagiando il barista e gli altri avventori, con l’autorizzazione del Governo che «premia i vaccinati». Geniale. Andiamo quindi incontro a due mesi di ulteriori discriminazioni e di controlli assurdi, in attesa che il numero di “positivi” scenda fisiologicamente. Sicuramente non grazie al super green pass, ma nonostante il super green pass.
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