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E ora iniziano due mesi di controlli assurdi: “positivi” in negozi e ristoranti, “negativi” fuori

E ora iniziano due mesi di controlli assurdi: “positivi” in negozi e ristoranti, “negativi” fuori

Il lasciapassare viene richiesto anche alle Poste

Nel periodo tra il 24 dicembre e il 23 gennaio - quello preso in considerazione dall’ultimo bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità - in Italia sono stati diagnosticati circa 3,5 milioni di casi di infezione da virus Sars-Cov2. Di questi, oltre 2,8 milioni (i quattro quinti del totale) erano in possesso di super green pass rilasciato a seguito di vaccinazione, e di questi oltre mezzo milione aveva ricevuto anche la dose “booster”. Ovviamente gli infettati dal virus in quel mese sono stati molti di più, perché i possessori di super green pass se non hanno sintomi evidenti non vanno a fare tamponi: quindi alla statistica sfuggono milioni di vaccinati infetti ma asintomatici. Ciononostante i numeri confermano che essere vaccinati - e quindi detentori di super green pass - non significa affatto essere “negativi”, e che anzi la maggior parte dei “positivi” che c’è in giro è costituita da vaccinati. Il super green pass, quindi, non è strumento in grado di certificare che chi lo possiede sia “negativo”, che non abbia il virus in corpo e che non sia contagioso. Sulla presenza o meno del Sars-Cov2 nel corpo del detentore, il lasciapassare ha lo stesso valore della tessera della bocciofila: zero. Questa evidenza scientifica, corroborata dai dati epidemiologici, non conta nulla per il Governo, che con i propri decreti - tutti asinamente ratificati dal Parlamento - da mesi continua a discriminare i cittadini dividendoli in due categorie, indipendentemente dalla loro “positività” (e contagiosità): chi è vaccinato - e quindi in possesso del lasciapassare “rafforzato” - può andare ovunque, mentre chi non lo possiede è costretto - se vuole andare a lavorare - a “tamponarsi” ogni 48 ore. Il risultato di questa normativa assurda e discriminatoria, deliberata a più riprese dal Consiglio dei ministri «per contenere la diffusione del contagio», è sotto gli occhi di tutti: da quando è entrato in vigore il super green pass, che ha «aperto le gabbie» ai vaccinati anche se “positivi” («ha il super green pass? prego, entri pure...»), il numero di casi di Covid nel nostro Paese è schizzato in alto come mai prima: a metà ottobre c’erano complessivamente 80 mila “positivi”, a metà gennaio siamo arrivati a 2,7 milioni. Non poteva andare che così: se anziché isolare i “positivi” decidi che i vaccinati, anche se portatori del virus, possono entrare dappertutto... non puoi che ottenere una moltiplicazione dei contagi. E così è stato: a gennaio, con il 90% di vaccinati, mezza Italia o aveva il Covid o era in quarantena con i familiari che ce l’avevano. Di fronte a un simile disastro, qualsiasi Governo normale di qualsiasi Paese normale avrebbe immediatamente abolito il super green pass: non solo perché è uno strumento vessatorio e discriminatorio che prescinde dall’effettivo stato di salute (e di contagiosità) di chi lo detiene, ma soprattutto perché non è servito a conseguire l’obiettivo sperato ma anzi ha peggiorato - e di molto - la situazione.
Il super green pass non è strumento in grado di certificare che il possessore non abbia il virus in corpo
Già ora nei bar e nei ristoranti si può entrare solo se si ha il super green pass: e così, in posti dove per bere un caffè o consumare un pasto ci si deve necessariamente togliere la mascherina, vediamo fianco a fianco persone (inconsapevolmente) “positive” e persone “negative” (che vengono contagiate dal commensale o dal vicino di bancone, e magari finiscono all’ospedale: oltre il 60% dei ricoverati con Covid è vaccinato e aveva il super green pass): per il virus, insomma, è una pacchia. Ai non vaccinati, anche se hanno appena fatto un tampone risultato “negativo”, l’ingresso è vietato, e il caffè o il panino non possono consumarlo nemmeno fuori dal locale. Idem sugli affollati treni e pullman utilizzati quotidianamente dai pendolari: sono pieni di “positivi” inconsapevoli (ma con il super green pass) che contagiano gli altri viaggiatori anch’essi dotati di super green pass, mentre i non vaccinati “negativi” devono andare a lavorare con le proprie auto, dove non contagiano nessuno: sia perché viaggiano da soli e sia perché, “tamponati” ogni 48 ore, sono “negativi”. Il Covid se lo prendono poi quando arrivano sul posto di lavoro, dove è pieno di vaccinati “positivi” (ma con super green pass). Per non parlare delle scuole, dove tutti - insegnanti e operatori - sono obbligatoriamente bi- o tri-vaccinati ma in buona parte sono a casa con il Covid (e, prima di avere sintomi evidenti, hanno contagiato colleghi e alunni, che a loro volta hanno portato il virus a casa a fratelli, sorelle, genitori, nonni...). Bene: visto che il super green pass si è rivelato un efficacissimo strumento per estendere la diffusione del contagio, l’illuminato Governo fa altri passi sulla strada dell’inferno. Con l’ultimo (per ora) decreto legge ha stabilito che da oggi, 1° febbraio, il green pass è necessario anche per entrare nei negozi (tranne quelli di alimentari, le farmacie e pochi altri), negli uffici pubblici, in banca, alle Poste, eccetera. Quindi, stando al dettato normativo, i negozianti di beni non alimentari e gli impiegati di banca, per i prossimi due mesi, dovrebbero stare sulla porta con il telefono dotato di app per verificare che tutti abbiano il green pass (che, come s’è visto, non garantisce nulla sullo stato di salute della persona che lo detiene). Ma siccome è una norma più insulsa delle precedenti, e siccome nei giorni scorsi c’è stata una mezza rivolta della federazione tabaccai (in tabaccheria entrano centinaia di persone al giorno, avrebbero dovuto assumere apposito personale da piazzare sulla soglia a controllare...), il Governo ha fatto marcia indietro: non con un ulteriore decreto più ridicolo di quelli già emanati, ma con una risposta alle Faq presenti sul sito: “i titolari delle attività commerciali che non vendono beni di prima necessità, e quindi non solo i tabaccai, non devono effettuare necessariamente i controlli sul possesso del green pass all’ingresso, ma possono svolgerli a campione successivamente all’ingresso della clientela nei locali”. Capito? Quindi il venditore di scarpe o di libri o di sigarette, quando entri, ti guarda in faccia e decide se chiederti il green pass o no, a sua discrezione: “a campione”. E comunque se hai la tosse o la febbre ma hai il super green pass puoi entrare tranquillamente, e se è un bar-tabacchi magari prendere, oltre alle sigarette, anche un caffè e una brioche, ovviamente togliendoti la mascherina e contagiando il barista e gli altri avventori, con l’autorizzazione del Governo che «premia i vaccinati». Geniale. Andiamo quindi incontro a due mesi di ulteriori discriminazioni e di controlli assurdi, in attesa che il numero di “positivi” scenda fisiologicamente. Sicuramente non grazie al super green pass, ma nonostante il super green pass.
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