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Storie di ordinaria irrazionalità

Storie di ordinaria irrazionalità

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Anche dal male può nascere il bene, ne sono sempre più convinta. Il bene trionfa, sempre, magari ci mette un po’ di tempo, ma alla fine trionfa. E’ un pensiero che mi viene in mente ogni volta che vedo una piantina selvatica farsi strada tenacemente tra le crepe dell’asfalto o del cemento.
Essa pare suggerirmi: la vita vince, la natura vince. E ciò che accomuna vita e natura è la logica. Non esiste nulla di illogico in natura, soltanto l’uomo nella sua imperfezione, riesce a pensare e ad agire in maniera irrazionale.
Questa convinzione mi dà forza quando mi ritrovo davanti alla farmacia per ottenere, dietro pagamento, un disegno astratto in bianco e nero dal perimetro quadrato. Questa bizzarra opera contemporanea attesta il mio grado di salute relativo ad un unico virus. E’ soltanto con questa fredda prova artistica che posso quella che era una volta la logica: non hai sintomi? Non sei malata. Tuttavia devo rispettare la legge, soprattutto se la pena è la perdita del salario, mi sembra ovvio, ovvio proprio come il fatto che io mi senta bene e quindi sto bene, ma forse mi sbaglio, mi sento bene ma sto male ed ecco che diventa necessario il quadratino misterioso!
In queste mie mattine o pomeriggi al freddo, mi capita di scambiare due chiacchiere con quelli che definisco compagni di sventura o di avventura, dipende da che lato si guardi la questione. Dopo di che mi convinco sempre più che i nostri governanti devono aver segretamente abolito la logica, ovvero la base del pensiero.
Infatti ho ascoltato tante storie, storie che ormai sono diventate di tutti i giorni, come quella di chi ha avuto il covid ma essendo passati più di sei mesi dalla guarigione, non ha più la possibilità di ottenere il lasciapassare verde. Dovrebbe riammalarsi, sostanzialmente. Oppure quella di chi ha fatto l’esame sierologico, ha gli anticorpi ancora molto alti, ma non interessa a nessuno.
C’è poi chi si è curato da solo, per cui non ha le prove di essersi ammalato di covid e finisce in fila insieme a noi. Infine c’è chi deve per forza ritirare l’esito cartaceo, che a volte ci mette anche mezz’ora o un’ora ad arrivare se i computer vanno in tilt, perchè al suo datore di lavoro il disegnino astratto sullo smartphone non basta.  
Succede allora che perfetti estranei si conoscono fuori da una farmacia e che nascono amicizie momentanee fatte di solidarietà e di sorrisi sinceri. Al termine dell’attesa, ritirati i nostri permessi di lavoro, ci diamo appuntamento al prossimo lunedì o mercoledì, mentre ci auguriamo che finirà presto e che la logica torni a trionfare come le piantine selvatiche tra le crepe dell’asfalto.  
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