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L’Afghanistan a Settimo: passato e futuro

L’Afghanistan a Settimo: passato e futuro

SETTIMO TORINESE. L’incasinatissima situazione afghana ha toccato anche Settimo. Al centro Fenoglio, infatti, sono passate trecento persone, tra cui quasi cento minori (leggi bambini, alcuni dei quali sono ancora lì), sfuggiti alla drammatica calata agostana dei talebani sulla capitale del paese. Cosa c’entra Kabul con Settimo? Cos’ha a che fare l’Asia con l’Italia? Cinquemila chilometri e secoli di storia ci separano da quella terra, ma la comunità globalizzata alla quale apparteniamo ci obbliga a qualche riflessione, anche se non è facile interfacciarsi con una situazione geopolitica così complessa e con una crisi umanitaria che rischia, se già non lo ha fatto, di diventare devastante per un popolo in ginocchio.

Due almeno i punti di vista.

Quello storico-politico, del quale sinceramente tutti capiamo poco, anche se è vero che da mezzo secolo sentiamo di eserciti vari che tentano di mettere a posto la situazione, senza peraltro riuscirvi: prima degli americani ci avevano provato i russi, mentre India, Cina e Pakistan, tutte armate di atomica, se ne sono ben guardate, forse consapevoli di quanto la faccenda fosse complessa.

Secondo tema: l’emergenza umanitaria, che rischia di diventare gravissima. I soliti demagoghi stolti si sono subito detti preoccupati della possibile invasione degli “alieni” provenienti dall’Asia. Fatta la tara delle paure reali o indotte dal politicatsro di turno, dobbiamo capire rapidamente cosa fare. Molti profughi sono persone qualificate, ingegneri, medici, avvocati, geologi, giornalisti, e Dio sa quanto abbiamo bisogno di gente preparata. Inoltre, i quasi cento ragazzi (o bambini), se saranno costretti dalle circostanze a stabilirsi qui, dovranno andare a scuola: e questo per noi è un bene, in un momento in cui i numeri nelle nostre scuole iniziano a scarseggiare. I soldi ci sono: è sufficiente usare quelli della misssione di “pace” a forza conclusasi causa fuga precipitosa da Kabul dei nostri e altrui militari, e girarli a Comuni e organizzazioni che, con progetti chiari, mettano in piedi il futuro.

Che è il futuro di persone per bene. E anche il nostro.

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