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Il mito del drago

Il mito del drago
Il mito del drago Il mito del drago prende l’abbrivio dalle nostre primitive paure come essere umani nei confronti del mondo animale, i rapaci che in volo prendono in volo le proprie vittime ghermendole con gli artigli, i felini con il loro caldo respiro simile ad una fiamma ed infine i serpenti con la loro pelle rugosa e squamosa. Per tale ragione il Drago popola il nostro immaginario, un mix delle creature prima enunciate, un rettile alato che sputa fuoco ed alita miasmi venefici, particolarmente attratto da giovinette vergini, che poi vengono prontamente salavate dall’eroe di turno, primo tra tutti San Giorgio, che munito di lancia trafigge il mostro alle fauci. Ma che dire anche di Siguror, Sigfrido, l’eroe nordico del ciclo nibelungico. A fil di spada infilza il drago Fafnir possessore e custode di un immenso tesoro. Negli entrambi episodi si legge la lotta tra il bene ed il male in chiave cristiana. Ma in ogni cultura nel mondo c’è il suo drago, il drago polacco Wawel, o draghi degli abissi del mare come il nipponico Owatatsumi no kami, grande dio del mare, che si trasforma in uomo e diventa nonno del primo imperatore. Il nordico drago Miogarosormr, serpe della terra, che vive negli oceani circondando la terra. Ma cosa significa il drago nei miti? In Cina è protettore e benevolo. Ostacolo della superbia nel mondo celtico, sempre nemico per le genti germaniche e per i cristiani. Il filo conduttore è però la sua forza e chi mangia il suo cuore, del drago, acquisisce la sua forza o ci si immerge nel suo sangue come Sigfrido. Nel mondo classico per abbattere il drago ci si affida ad Ercole, ma oltre alla forza occorre anche l’astuzia e delle precise tecniche proprie degli esseri umani e non delle bestie. Favria, 15.02.2021 Giorgio Cortese Trovo che la vita sia bella perché ce nè una sola. E a me, tutto ciò che è unico, è sempre piaciuto.
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