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CHIVASSO. "Questo non è lavorare!": la voce delle partite Iva della città

CHIVASSO. "Questo non è lavorare!": la voce delle partite Iva della città. Abbiamo incontrato due partite iva chivassesi facenti parte del gruppo “Partite iva Chivasso” ideato da Vittorio Bevilacqua. Un gruppo nato su Facebook ma che ha al suo interno un vero e proprio team di lavoro volto a fare l’interesse di questi lavoratori e a restituirgli la giusta dignità. Con loro vogliamo cominciare un ciclo di interviste per conoscerle meglio e capire cosa vuol dire essere partita iva oggi, in questo periodo storico, a seconda delle varie categorie che ciascuno rappresenta.

Desirèe Dell’Aia è la titolare di “Beauty Key”, via Torino 78/c, una profumeria nata quattro anni e mezzo fa.

Allora avevo solo diciannove anni e ho lasciato un posto a tempo determinato per realizzare il mio sogno, quello di avere una profumeria tutta mia – comincia a raccontare -. Il lavoro è sempre andato bene, con tutte le difficoltà degli inizi, ma c’è sempre stato un bel giro di clienti e sono stata decisamente soddisfatta. Lavoro insieme a mia sorella e ci occupiamo da sole di tutto ciò che riguarda la nostra attività. Durante il primo lockdown ci siamo arrangiate come abbiamo potuto, il nostro codice ateco rientrava in quelli che potevano lavorare e quindi non abbiamo avuto diritto a sostegni dallo Stato, a parte i canonici 600 euro… con cui abbiamo a mala pena pagato la luce, neanche l’affitto, della merce poi non ne parliamo neanche. Ci siamo ingegnate aprendo un sito web, investendo ovviamente altri soldi per farlo e siamo riuscite a vendere della merce consegnando a domicilio. E meno male che lavoro con mia sorella, perché avessi avuto una dipendente non sarei riuscita a far fronte alle spese avendo, oltretutto, un’attività che da decreto poteva rimanere aperta – racconta ancora -. A maggio, a fine lockdown, siamo poi riuscite a recuperare un po’, ma ora siamo quasi punto e a capo. Ho da pochi giorni pagato tutte le tasse e inoltre noi profumerie da agosto facciamo gli ordini per Natale e sono tutti da pagare, forse non potremo neanche pagarli tutti… non c’è l’afflusso di gente che c’era prima e, comunque, le persone non hanno molti soldi da spendere, in particolare per beni non di prima necessità… però ci fanno rimanere aperti, così non sono tenuti a darci aiuti economici. Non è una bella situazione per le partite iva, questo non è lavorare: sono più le spese che le vendite, non si sopravvive a lungo in questo modo. E’ un periodo di grande incertezza”.

Abbiamo incontrato anche Elena Molinario, titolare dell’agenzia “Carletti Viaggi” di piazza Carletti 3c.

“Faccio parte dei tredici mila agenti di viaggio e tour operator italiani e per noi il problema, oltre a quello di base, è anche che la nostra categoria nemmeno da aperta può lavorare – inizia a spiegare -. E’ dura essere una partita iva; noi siamo totalmente fermi, a parte qualcosina fatta a giugno. Chiuderanno tante agenzie, in particolare quelle di recente apertura, si salveranno solo quelle che lavorano da più anni. Per portare avanti la nostra attività abbiamo bisogno che i confini possano essere aperti e in questo periodo di emergenza necessitiamo di corridoi turistici sicuri attraverso i quali far muovere le persone. Altri paesi nella nostra stessa situazione pandemica possono lavorare, i voli non si sono fermati, il turismo ha rallentato ma si parte ancora. Hanno istituito test rapidi in aeroporto e assicurazioni che con poco ti coprono il 100% del viaggio o le spese in caso di quarantena in loco. Sono tutte cose che potremmo fare anche noi, ma niente… hanno altro a cui pensare quelli che stanno in alto e, evidentemente, si ‘scordano’ che il turismo rappresenta il 13% del nostro PIL – spiega ancora -. Da noi è stato bloccato qualsiasi tipo di spostamento. Gli aeroporti stanno fallendo e lo stesso vale per aziende come ‘Italo’. Molti fanno il tifo per il fallimento di queste realtà, così cinesi ed indiani acquisteranno aeroporti enormi e intere aziende di trasporto per un tozzo di pane, per poi guadagnare quello che nemmeno si possono sognare nei loro paesi, dato che in Italia il turismo è sempre stato una cosa seria”.

Queste due donne sono entrate a far parte del gruppo “Partite iva Chivasso”, sono entrambe convinte che l’unione faccia la forza. Elena ci spiega che le piace leggere quello che scrivono le altre partite iva, ognuno ha la sua storia e il suo ambito di lavoro con i suoi problemi. Pensa che Chivasso vada valorizzata, è un paese che potrebbe avere di tutto e di più, ma si è sempre stati un po’ bistrattati a livello commerciale. “Io sono al fianco delle altre partite iva e anche se riuscissimo ad ottenere qualcosa che non porta immediato vantaggio alla mia categoria ci sono comunque. Ben venga tutto ciò che porta beneficio a chi lavora e alla nostra Chivasso”. Desirèe ci spiega che condivide il pensiero rivoluzionario di Vittorio e che si è resa disponibile per dare una mano.

E’ giusto pagare le tasse, ma poi è anche giusto che lo Stato ci sia per tutti con aiuti concreti. Lamentarsi non serve, non è quello lo spirito giusto. Cerchiamo di aiutarci fra di noi piccoli commercianti, ma sicuramente è al Comune e alla Stato che spetta occuparsi di chi è davvero al collasso con le spese e deve scegliere se pagare la spesa o le tasse… e ce ne sono tanti in giro messi davvero male – afferma -. Chivasso non è più la stessa, via Torino è un deserto con più negozi chiusi che aperti. Ci siamo presi multe per qualsiasi cosa, le nostre vendite hanno risentito della chiusura delle strade che hanno limitato la circolazione e non ci si è venuti incontro nel ridurci le spese. Non è questo la strada giusta su cui muoversi”.

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