Avendo avuto la possibilità, tramite il web, di vedere le manifestazioni settimesi per il 4 novembre (tenutesi domenica 8), posso dire che l’unica ad avere un po’ studiato se non proprio la storia, almeno la vulgata, è sembrata la presidente del Ccr, il consiglio comunale dei ragazzi. Nella manifestazione tenutasi in salsa settimese con la presidente del consiglio comunale e il vicesindaco, l’esponente del Ccr se l’è giocata bene, pronunciando un discorso essenziale e centrando l’argomento: «siamo qui a celebrare e ricordare le vite e i sacrifici che tantissimi giovani e donne, italiani, hanno compiuto nella prima guerra mondiale…». Promossa sul campo, quindi. Da rinviare ai corsi di recupero, invece, i due rappresentanti delle più alte cariche comunali che, evidentemente imbarazzati dalle implicazioni nazionalistiche e bellicistiche dell’anniversario e, al contempo, incerti nella contestualizzazione storica di quegli avvenimenti, si sono avvitati in discorsi piuttosto fumosi, nel tentativo malriuscito di attualizzare la ricorrenza. La «videodiretta» ha i suoi rischi! E allora, per dirla con le parole del presidente Mattarella, «il 4 novembre, Giorno dell’Unità nazionale e delle Forze armate, celebra il valore dell’unione dei territori e dei popoli che con il Risorgimento hanno dato origine all’Italia. In questa importante giornata, in cui onoriamo le Forze armate, protagoniste, nella prima guerra mondiale, del compimento del disegno risorgimentale…». Sul sito internet del Ministero della Difesa si legge: «l’Italia, il 4 novembre, ricorda, commemorando i suoi Caduti, l’Armistizio di Villa Giusti (entrato in vigore il 4 novembre 1918) che consentì agli italiani di rientrare nei territori di Trento e Trieste…». Per il Ministero dell’Istruzione, come ricordato da una circolare del 2017, «il 4 novembre 1918 aveva termine il primo conflitto mondiale che ha segnato in modo profondo e indelebile l’inizio del ‘900 e ha determinato radicali mutamenti politici e sociali. La ricorrenza è, pertanto, legata alle commemorazioni istituzionali che evocano la conclusione della Prima Guerra Mondiale […]. In questa giornata si intende celebrare, in special modo, il sacrificio di tanti giovani chiamati alle armi, le cui vite vennero spezzate nell’immane tragedia della guerra». Niente da fare, perciò, per il vicesindaco secondo cui i combattenti erano «ragazzi inconsapevoli che avevano l’obiettivo democratico»: «i nostri caduti, i nostri reduci, hanno combattuto perseverando una guerra [sic] che in qualche modo andava verso la democrazia». Tantomeno ci azzeccano le affermazioni della presidente del consiglio comunale per la quale la ricorrenza è stata occasione di ripetere il mantra «la pandemia che oggi viviamo è una guerra» e fare gli auguri di buon lavoro alla neonominata vicecapo della Polizia, arruolando arbitrariamente la Ps, dipendente dal Ministero dell’Interno, nelle Forma armate. A questo punto, l’unica cosa che ha tenuto è stato il cerimoniale (con la benedizione del sacerdote che purtroppo nessuno ha presentato né ringraziato) sotto l’attenta regia del capogruppo della locale Associazione nazionale alpini.
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