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Manital: “Un’impresa ir-responsabile”

Manital: “Un’impresa ir-responsabile”

Manital protesta (foto archivio)

L’opera del sociologo Luciano Gallino intitolata “Un’impresa responsabile” si riferisce all’esperienza industriale di Adriano Olivetti. Responsabilità della fabbrica di Ivrea nei confronti dei suoi dipendenti, delle loro esigenze di un lavoro non alienante, del loro diritto a servizi sociali efficienti, del loro accesso alla cultura e quindi a possibilità di crescita personale. Una fabbrica a servizio dell’uomo e della sua comunità, attenta a non distruggere la tradizione contadina e la bellezza della nostra terra. Questo glorioso passato deve confrontarsi con la degenerazione e il declino di una parte della nostra imprenditoria locale. Un confronto che deprime, ma che grazie ai valori del nostro passato ci aiuta a valutare il baratro del presente e a lavorare per un futuro nuovo per l’uomo, l’impresa e la politica. La notizia del sequestro preventivo di denaro e beni per oltre 29 milioni di euro, lo scorso 12 novembre, nei confronti di Graziano Cimadom e Giuseppe Incarnato, rappresentanti legali di Manitalidea, pur non avendo sorpreso, lascia sconvolti. Parliamo di reati tributari di omesso versamento di ritenute dovute o certificate dal 2016 al 2019. Un’attività che riguarda in gran parte il periodo dell’amministrazione Cimadon, essendo Incarnato subentrato solo il 16 ottobre 2019. Al fisco sarebbero stati omessi versamenti per oltre 25 milioni di euro per le ritenute d’imposta operate dall’impresa sugli stipendi dei dipendenti e sui compensi dei professionisti.  Grottesca, in questo contesto, la dichiarazione degli avvocati di Manital secondo i quali “Non vi è stata alcuna sottrazione di fondi ai lavoratori o al patrimonio, ma la società si sarebbe avvalsa di un credito di imposta di cui l’agenzia delle entrate contesta la sussistenza”, quasi che danneggiare la collettività italiana non comportasse un danno anche ai lavoratori di Manital.  Lavoratori di Manital che, come denunciato in un comunicato da Jessica Costanzo, portavoce alla Camera per il M5S, sempre per responsabilità della cattiva gestione imprenditoriale, da mesi attendono di ricevere il proprio salario, dopo che la società è stata posta in amministrazione straordinaria dallo scorso luglio a causa della dichiarazione dello stato di insolvenza da parte del Tribunale di Torino per debito erariale di 223 milioni. È opportuno ricordare che Cimadon, storico esponente di una parte dell’area  di sinistra del nostro territorio, è stato amministratore della società che secondo la magistratura faceva parte del “sistema” politico affaristico nazionale che aveva reso Manitalidea un colosso negli appalti delle pulizie, al punto che la società fu coinvolta nell’affaire Consip che vide una serie d’aziende creare un “cartello” nella maxi-gara battezzata Fm4 (Facility management 4), con la base d’asta più alta mai indicata in bandi pubblici italiani: 2,7 miliardi di euro. L’Antitrust comminò una gigantesca multa di ben 235 milioni di euro al cartello, di cui 33 a Manitalidea. Si pone quindi il tema della autonomia della politica e della delicatezza dei suoi rapporti con l’imprenditoria, un’autonomia necessaria affinché siano possibili controlli e trasparenza.  Sotto questo aspetto sono state lungimiranti le precauzioni del Movimento 5 stelle che per salvaguardare la sua possibilità di “fare politica con mani libere”, si è dato una struttura dai costi di gestione minimi, senza sedi e funzionari di partito, un’organizzazione basata sull’uso di strumenti informatici di partecipazione e sul volontariato di migliaia di attivisti; una realtà che ha candidato cittadini incensurati e lontani dalle carriere politiche nei partiti. La politica deve poter perseguire il bene della comunità e dei singoli, difendendoci da imprese “irresponsabili” quali Manital e Autostrade. Chi sta subendo nella propria esistenza quotidiana le follie di questa imprenditoria sono ancora una volta i lavoratori di Manital il cui futuro è quanto mai incerto, sia per i crediti di stipendi, contributi e TFR non ancora versati, sia per le prospettive fosche sul futuro dell’azienda. Occorre che l’Amministrazione eporediese e tutta la comunità canavesana facciano sentire la propria voce per condannare questi fatti, promuovere soluzioni che garantiscano serenità e futuro ai lavoratori della Manitalidea e pongano la responsabilità politica e d’impresa al centro del confronto pubblico..
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