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SETTIMO. Meno sprechi e più usato: così cambia il modo di acquistare

L’usato va sempre più di moda.

È quello che sta accadendo a Settimo, e non solo, dopo i mesi di lockdown. I soldi da spendere sono meno sia perché molti settimesi sono ancora in cassa integrazione sia perché, in questo periodo così difficile, non si riesce a trovare lavoro. Così gli acquisti per abiti e arredamento si stanno sempre più spostando verso l’usato sicuro. E non è più il tempo in cui le persone si vergognavano di andare per mercatini per acquistare indumenti o altro, oggi è diventato quasi un vanto sfoggiare o dimostrare di aver concluso un affare per pochi euro.

Abbiamo rivolto alcune domande a Giorgio Genotti, 42 anni, titolare del Mercatino dell’Usato di via Regio Parco 96 a Settimo.

Cos’ha pensato durante il lockdown? Quali timori e pensieri ha avuto?

All’inizio non nascondo che lo stress sia stato enorme, dovuto alle spese, alle tasse e agli stipendi che si sarebbero dovuti comunque pagare. Poi sono usciti alcuni decreti, come quello per la cassa integrazione per i dipendenti. Una soluzione non facile, perché ognuno ha le sue spese, i suoi finanziamenti o quant’altro e con una entrata economica minore, a volte, non si riescono a rispettare gli impegni presi o anche a mantenere la famiglia. Inoltre non per propria colpa.

E dopo?

Dopo il lockdown dovevamo capire, oltre a come lavorare in sicurezza per noi e per i nostri clienti, in che modo il mercato si sarebbe mosso. L’ansia c’è sempre stata su quello che sarebbe potuto accadere, però siamo stati fortunati, perché abbiamo avuto una clientela leggermente più ampia, e questo è stato importante. Diciamo che le persone sono divenute più oculate nello spendere, sono più attente ai prezzi e sono alla ricerca dell’affare. Molto più di prima.

Com’è cambiato il mercato dell’usato?

Abbiamo avuto un afflusso di merce in più, una raccolta molto più forte, come si dice nel nostro linguaggio. Perché la gente, a marzo e ad aprile, ha riordinato garage e cantine e ha trovato oggetti che non pensava di avere. Diciamo che ci si è accorti della roba accantonata di cui ci si era dimenticati. È stato come aprire un forziere lasciato in soffitta per molti anni.

Cosa l’ha sorpresa in questo periodo?

Che c’è molta voglia di rinnovarsi e di cambiare. Molte famiglie stanno ristrutturando casa e quindi ci portano cucine, camere da letto e altri pezzi d’arredamento. È un po’ come se volessero voltare pagina e ripartire.

Voi avete fatto le ferie quest’anno?

No, quest’anno niente ferie, almeno per noi no. Proprio per rispetto di molti commercianti e colleghi che non ce la faranno, temo che alcuni abbasseranno le serrande. E questo mi dispiace molto.

Cosa pensa di quegli esercenti che hanno chiuso per ferie? Non potevano, dopo molti lamenti, mantenere i negozi aperti?

Non voglio giudicare nessuno, ma penso che alcuni di quelli che hanno chiuso per ferie, forse, non riapriranno più. Ho un amico che lavora in un’agenzia a Settimo che si occupa di affitti di locali commerciali e mi ha riferito che in venti giorni sono ritornati indietro più di venticinque locali da affittare. Io sono fiducioso per il futuro, ma non è sempre così facile.

Senza nessuna pretesa di insegnare ma, secondo lei, abbiamo imparato qualcosa da questa pandemia?

Forse abbiamo imparato a essere più attenti, ad essere previdenti. A riflettere su cosa abbia o meno importanza. A non sperperare e l’usato lo permette risparmiando. E questo pensiero adesso riguarda anche gli elettrodomestici. La gente non si fa più problemi ad acquistare, per esempio, una lavatrice usata. Funziona bene e costa meno. Come anche con l’abbigliamento o l’arredo di design. Forse dovremmo iniziare a pensare e a sprecare di meno.

È cambiato qualcosa su quello che arriva in negozio?

Sì, arrivano oggetti molto più belli e di valore. Inoltre, la gente è più attenta allo sperpero, e cerca di ottimizzare, non vuole più buttare via i soldi. Gli acquisti sono più mirati. I clienti stanno meno tempo in negozio, comprano meno a livello di quantità, ma badano più alla qualità del prodotto. Insomma, meno ciapapuer e più oggetti essenziali.

Perché fidarsi dell’usato?

In primis, perché fa risparmiare e poi perché diamo anche una mano all’ambiente, poiché noi non abbiamo sprechi e non buttiamo mai via nulla. Se un articolo non si vende per mesi, basta abbassare il prezzo e l’acquirente lo si trova

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