La bellezza dell’ibisco. Sono stati a casa di cari amici, splendidi anfitrioni e nel loro bellissimo giardino sono stato colpito dalla bellezza di in fiore. Nelle città italiane è ormai una pianta abbastanza diffusa perché, oltre ad essere bella esteticamente, è molto resistente agli agenti inquinanti come gli ossidi a azoto e l’anidride solforosa. Parlo dell’ibisco, fiore originario delle zone tropicali del continente asiatico e delle isole dell’oceano Pacifico anche se al giorno d’oggi ampiamente diffuso e coltivato, a scopo ornamentale, in tutta Europa e in nord America. Il nome hibiscus deriva dal termine greco hibiskos che significa malva e fu attribuito alla pianta da Dioscoride, uno dei più famosi medici dell’antichità, nel 100 a.C. Esistono nel Mondo circa 300 specie differenti di ibisco, alcune perenni e altre annuali, alcune simili ad alberi altre ad arbusti e infine vi sono persino alcune specie dalla conformazione erbacea. In generale le piante che crescono nelle zone europee e americane, dove il clima è mite, non raggiungono mai dimensioni rilevanti mentre le piante che crescono nei loro habitat originari possono raggiungere altezze di tutto rilievo. Secondo recenti studi i primi esemplari di ibisco giunsero Europa,n ello specifico in Olanda, nel 1500 dall’Asia Minore, luogo dal quale Ghislain de Busbecq, uno studioso di botanica e ambasciatore fiammingo presso la corte di Solimano il magnifico a Costantinopoli, inviò in patria numerosi esemplari e specie botaniche. In Giamaica una specie di ibisco è l’albero nazionale, la caratteristica di questa specie sta nelle sue dimensioni, crescendo infatti allo stato spontaneo nelle foreste o nelle montagne, può raggiungere i 25 m di altezza. In Polinesia esiste una pianta di ibisco da cui vengono ricavate le fibre e le foglie per creare i tipici gonnellini da ballo di quelle zone. Pensate che a Tahiti secondo le tradizioni locali è usanza diffusa che le ragazze si adornino i capelli coi fiori di ibisco, mentre i ragazzi utilizzino il fiore per segnalare il proprio stato sentimentale, appoggiando un fiore sull’orecchio destro, nel caso siano impegnati, o ponendolo sull’orecchio sinistro, nel caso siano liberi. Le tradizioni tahitiane vennero ben rappresentate dal pittore Paul Gauguin, che in molti dei suoi quadri, realizzanti a Tahiti, il raffigurò le donne del posto adornate da fiori di ibisco. Nel linguaggio dei fiori l’ibisco rappresenta la bellezza in particolar modo quella giovanile che sfiorisce velocemente. Secondo alcune tradizioni orientali offrire un singolo fiore di ibisco ad una persona cara, equivale ad una proposta di matrimonio. In passato la radice dell’ibisco era utilizzata in campo medico mentre il fiore veniva e viene utilizzato tutt’oggi per produrre il karkadè, una tipica bevanda delle zone africane. La parola karkadè,che deriva dalla lingua etiope karkadeb che significa ibisco, si ottiene dall’infusione dei calici e dei petali essiccati di fiori di ibisco, ed e’ denominato anche come tè rosa dell’Abissinia si tratta di una bevanda dissetante, dal sapore leggermente acidulo, di colore rosso o verde ricca di vitamine. Bevuta in Africa, nell’America tropicale, nei Caraibi e in India da secoli si diffuse in Italia intorno agli anni ‘30, nel periodo fascista, nonostante proprio in quegli anni in Italia vigesse il proibizionismo del consumo dei prodotti stranieri. Il motivo del suo utilizzo durante il proibizionismo fu dovuto al fatto che il karkadè non era considerato un prodotto straniero, perché veniva coltivato in quelle che ai tempi erano colonie italiane ovvero l’Etiopia e l’Eritrea e lo si usava come sostituto del tè che a differenza del karkadè veniva prodotto in paesi che avevano attuato una politica di embargo verso l’Italia. Negli Stati Uniti, invece, sempre negli anni del proibizionismo (’20 -’30) il karkadè venne utilizzato come bevanda sostitutiva del vino, probabilmente a causa della somiglianza di colore. In Giamaica è la bevanda tipica del periodo natalizio. Dimenticavo che la specie più famosa come pianta ornamentale è l’hibidcus syriacu originaria della Siria, una varietà che può raggiungere i 4 m d’altezza e che resiste bene alle basse temperature. Fiorisce solo nei mesi estivi riempiendosi di fiori di notevoli dimensioni di colore bianco o rosa. Favria, 4.09.2020 Giorgio Cortese In ogni tramonto si cela il seme dell'alba, e ogni alba è l’inizio per nuove opportunità.
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