Sempre tutti pronti ha invocare la Costituzione, a evocare i pericoli di nuovi fascismi, tutti pronti a difenderla a parole. È la Costituzione che ha previsto l’istituto referendario, ha dato la possibilità al singolo cittadino di esprimere direttamente attraverso il voto il suo volere su determinate questioni. Il referendum sull’acqua pubblica del 2011 manifestòin modo chiarissimo, visti numeri plebiscitari, cosa pensassero gli italiani: la gestione dell’acqua deve essere pubblica, sull’acqua pubblica non si può fare profitto. Sono passati quasi dieci anni e la politica non è riuscita a realizzare quanto chiesto dagli italiani, non è riuscita ha legiferare e riformare il settore per attuare il percorso indicato dal voto: una sconfitta per la democrazia e l’ennesima vittoria della vecchia politica miope e legata alprofitto e al sistema di clientele. La mancata trasformazione della Smatin Azienda consortile di diritto pubblico senza fine di lucro è stata un’occasione persaper rispettare la volontà degli italiani espressanel referendum del 2011. Ci terremo quindi la società per azioni Smat che perseguirà i suoi fini privati di profitto in un sistema economico in cui detiene un monopolio e amaramente prendiamo atto dei grossi limiti della nostra democrazia. La gestione pubblica consortile avrebbe potuto rispondere ad una serie di esigenze che il referendum rivendicava: trasparenza, attenzione all’ambiente, solidarietà sociale, rispetto e ascolto dei cittadini, capacità di controllo e proposta dei comuni. Ma queste esigenzesono rispettate dalla società Smat che dal 2004 gestisce le acque del nostro territorio? Nelle nostre iniziative politiche abbiamo cercato di tutelare i cittadini che avevano diritto ad essere rimborsati da Smat per un non dovuto pagamento della quota di depurazione delle acque da loro consumateessendo queste scaricate direttamente in Dora e nel canale Cavour. Dopo un laborioso studio fatto anche attraverso una serie di sopralluoghi riuscimmo a identificare le estese parti della città le cui acque non erano depurate e a pubblicare queste mappe affinchè gli utenti potessero facilmente verificare se avessero o meno diritto al rimborso ingente e retroattivo di 5 anni. L’azione si rese necessaria per il comportamento di Smat che, dimostrando la qualità del rapporto con gli utenti, non aveva dato pubblicità della sentenza che stabiliva che il pagamento non era dovuto e tantomeno aveva informato e rimborsato d’ufficio i singoli utenti. Il nostro censimento di tutti gli scarichi della città evidenziò che circa metà del territorio cittadino nel 2016 scaricava le sue fogne in Dora e nel canale Cavour, che questi scarichi, dato comprovato dalle risposte alle nostre interpellanze e dai documenti richiesti nel 2016 alla Città Metropolitana,avevano nella maggioranza dei casi autorizzazioni scadute. Segnalammo la situazione all’Amministrazione e alla Smat e, verificato il completo disinteresse, inviammo, nel marzo del 2017, al Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Torino tutta la documentazione raccolta. Riscontrammo in tutta la vicenda l’estrema difficoltà a ricevere in tempi congrui le informazioni richieste a Smat, la società non ha manifestato nessuna seria intenzione a collaborare. Il rapporto di Smat con alcuni comuni dell’eporediese e stato tutt’altro che collaborativo, ma conflittuale e oppositivo. Ci riferiamo ai comuni di Palazzo e Burolo che convinti della bontà della loro gestione dell’acquedotto non erano interessati a cederli alla gestione di SMAT, le pretese della società vennero avallate dall’Autorità d’Ambito Territoriale Torinese (ATO 3) e ne seguirono azioni legali. Anche il comune di Chiaverannonon ha sentito alcuna esigenza di dare in gestione ad una lontana società per azioni la sua acqua che continua a controllare con successo, è riuscita ad evitare contenzioni solo perchè gestisce l’acquedotto attraverso una cooperativa. Inutilmente da anni le minoranze attraverso interpellanze e mozioni approvate in consiglio chiedono a Smat di procedere al rifacimento delle fognature in Canton Gabriel segnalando le condizioni di inquinamento del vicino lago San Michele, ma nulla si muove con frustrazione delle centinaia di cittadini che hanno chiesto attraverso una petizione la realizzazione dell’opera. Abbiamo scoperto nelle nostre ricerche e segnalato che le acque di scarico del lago non finiscono in Dora ma sono convogliate nel depuratore di Torre Balfredo, questa inutile depurazione causa ingenti sprechi economici e rappresenta un esempio clamoroso di inefficienza e danno alla comunità. Penso che la trasformazione della Smat in Azienda consortile a diritto pubblico avrebbe potuto superare la mancanza di collaborazione tra la Società, i Comuni, le associazioni dei cittadiniegli utenti e avrebbe reso possibile una gestione più attenta e democratica dell’ambiente e dell’acqua, nostro bene comune. La volontà degli italiani si farà nuovamente sentire, è necessario porre nuovamente il tema dei beni comuni e quindi dell’acqua al centro del confronto sociale.
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