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28 Aprile 2020 - 17:45
Ci sono persone che fanno una comunità più di quanto possa un luogo, un edificio, una bandiera. E ci sono persone che quel senso di farti sentire a casa, quando li incontri, se lo portano un po’ ovunque.
Mario Palumbo era proprio una di questa: aveva quella virtù lì, di farti sentire bene ogni volta che varcavi la porta d’ingresso della sua pizzeria. Che fosse a Cavagnolo, com’è stato per tanti anni, oppure a Chivasso.
Il marchio “Vesuvio” l’ha portato dalla collina, dove ha aperto la prima attività nel lontano ‘97 a Cavagnolo, in via Cristoforo Colombo, fino a Chivasso, in viale Cavour, dove s’è trasferito con la pizzeria da asporto nel 2012.
Mario Palumbo era originario di Pagani, in provincia di Salerno, ma qui, in questa terra della provincia di Torino, ha messo le sue radici ed ha portato un po’ dei sapori e dei profumi della sua amata Campania.
Faceva il pizzaiolo e non c’è cavagnolese, brusaschese, montuese, laurianese, chivassese che non abbia scambiato due parole con lui. Dalla politica
al calcio, dalla formula uno o, semplicemente, al tempo che c’è oggi e a queste strane stagioni che stiamo vivendo.
Prenotare una pizza, da Mario, era un rituale che faceva bene all’appetito e al cuore.
“Una persona squisita, cortese, simpatica, gentile”. Una persona d’altri tempi, si direbbe. Su facebook sono centinaia i messaggi di cordoglio giunti alla famiglia appena s’è diffusa la notizia della sua scomparsa.
Palumbo si è spento a sessant’anni appena, stroncato da uno dei tanti mali del secolo che non lasciano scampo. E’ morto nella notte della vigilia della festa della Liberazione, tra venerdì 24 e sabato 25 aprile, a casa, circondato dall’affetto dei suoi famigliari.
Lascia la moglie Giusi, sempre al suo fianco in ogni suo locale, in ogni sua avventura, in ogni serata in cui c’era da aprire e chiudere la pizzeria. E lascia una famiglia meravigliosa con le figlie Deborah con Marco, Sabrina con Daniele, e le adorate nipoti Martina e Giulia.
L’ultimo saluto gliel’hanno potuto dare solo i parenti più stretti, ieri, lunedì 27 aprile, al cimitero di Brusasco, paese dove viveva, così come impongono le direttive del Dpcm per l’emergenza coronavirus.
Alla famiglia, un abbraccio e le più sincere condoglianze.
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