Dimmi come saluti e ti dirò chi sei? Oggigiorno purtroppo dilagano sempre di più pessimo gusto e cattiva educazione, e poi sempre ammesso che le persone che incontro ricambino il saluto. Oggi il saluto non è neppure scontato ma ricordiamoci che è espressione della nostra civiltà, di educazione ma soprattutto il rispetto per i nostri simili. Per me il saluto è un segno di benvenuto ed auguri di pace. Saluto tutti, sia i conoscenti e gli estranei che incrocio nei luoghi pubblici. Purtroppo tante persone non salutano oppure ripiegano il gelido ed insipido “Salve!”. Oggi siamo assediati dai “salve” che sono divenuti sgradevoli perché non sono prima di tutto accompagnati dal nome delle persone che si vuole salutare e poi molti usano “salve” ma non sanno che è una formula di saluto giuntaci direttamente dal latino e attestata in ogni epoca per l'italiano. Si tratta della forma dell'imperativo del verbo latino salvere, essere in buona salute, ed era quindi una espressione rituale augurale, salute a te, che si è fissata in una formula di saluto ed era spesso associata al saluto latino vale, addio, nella formula di commiato vale atque salve, addio e stai bene, mentre già nell'italiano rinascimentale si documentano casi che testimoniano la specializzazione delle due formule: salve come saluto d'incontro e vale come saluto di commiato. Con il tempo salve ha subito un'evoluzione del significato come altre formule di saluto, ad esempio “pronto” usato come risposta telefonica che deriva dall'avviso che era pronto il collegamento, ma anche arrivederci, augurio di poterci rivedere, e ciao, che deriva dal veneziano e originariamente significava schiavo, servo vostro. Oggi salve viene usato sparandolo a salve nei saluti, per rimanere nel generico ed evitare sempre classici Buongiorno o Buonasera che vanno bene in ogni occasione, pensando che salva sia giovanile ed immediato. Mi dico “Salve”, a forse alcuni non mi augurano che mi passi il raffreddore o che non soffra più di mal di pancia, ma più probabilmente che non gli interessa nulla della persona che hanno davanti. Queste solo mitragliate quotidiane di “Salve” di persone che non guardano neanche in faccia l’interlocutore od il passante incontrato sulla strada o in pubblici esercizio con il gelido muro del “Salve”. Il saluto “Salve” accompagnato da un sorriso, un ammiccamento, anche occhi negli occhi, sarebbe altra storia, sarebbero dei “Salve” che conservano ancora qualcosa di umano. Quando mi sparano questi impersonali “Salve” sale forte la tentazione di dire che sono solo degli zerbini, il tappetino davanti alla porta di casa sul quale spesso è scritto appunto salve. Vorrei salutare con un cordiale Buongiorno, ma se quando leggerete la mail è già sera non va e, allora Vi saluto cordialmente senza la stretta di mano per non diffondere il virus ma con un evviva la vita, coraggio andrà bene! Favria, 21.03.2020 Giorgio Cortese Le nostre quotidiane decisioni determinano ciò che diventiamo e dove andiamo nella vita!
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