Vicino al tuttora operativo Ospedale di Ivrea, è presente una piccola ma graziosa costruzione in cotto e mattoni, su due piani, con un portico alla base, comunemente conosciuta come Palazzo della Credenza, o semplicemente Credenza. Trattasi di una costruzione tipicamente medievale, che si ritiene fosse la sede dei Credendari, ovvero del consiglio comunale del libero comune di Yporegia, ossia la romana Eporedia, e l'odierna Ivrea. Il porticato sottostante, invece, verosimilmente veniva utilizzato come spazio mercatale. I Credendari erano i rappresentanti delle famiglie patrizie comunali, avevano una carica a vita (alla faccia di Tesla), e non potevano essere più di settanta, anche se non ritengo che la soluzione fosse ammazzarne qualcuno. Purtroppo sulle sue origini ed il suo utilizzo scarseggia la documentazione, in modo così marcato che molti sono scettici sul suo effettivo significato. Insomma, che si trattasse della sede del consiglio comunale per molti viene ritenuta nonuna verità documentata, ma una semplice credenza. In pratica, la credenza della Credenza. Ora, tutti potrete facilmente immaginare che in tale luogo dovessero venire, se teniamo fede alla credenza della Credenza, prese molte decisioni importanti, stipulati accordi, e quant'altro. E tutti i suddetti documenti dovevano essere rigorosamente archiviati, per la loro conservazione, in ampli contenitori appositi. Però si dà il caso, almeno così pare, che la costruzione del suddetto palazzo fosse costato parecchio, per le esangui casse del libero comune eporediese, e quindi non rimanevano molti denari per dotare la struttura di un archivio ben organizzato. Si fu dunque costretti a ripiegare su un prodotto più dozzinale: uno di quegli armadi che di norma vengono utilizzati per contenere le stoviglie, comunemente detti credenze. Si trattava quindi della credenza della Credenza, confondibile quindi con la credenza della Credenza di cui sopra. Per ovviare a questa ambiguità, si osservò che l'idea che il palazzo fosse sede dei Credendari veniva dal popolo, quindi si decise di parlare distintamente di credenza popolare della Credenza nel primo caso, e credenza della Credenza nel secondo. Ora, purtroppo non si tenne conto di un fattore rilevante: il mobile credenza posto nel Palazzo della Credenza non era di tipo lussuoso, patrizio. Tutt'altro: era un mobile grezzo, in parte consunto, decisamente adatto per gente comune. In una parola, popolare. E quindi ben presto si finì malauguratamente per parlare di credenza popolare della Credenza in entrambi i casi. Ma se la storia fosse finita lì, si poteva concludere con la rassegnazione. Ma non è così. Infatti col tempo ci si rese conto che la storia del mobile credenza non era documentata da nessuna parte, e del suddetto armadio non rimaneva traccia. Al punto che alcuni cominciarono a dubitare della sua esistenza. Ben presto alcuni giunsero alla conclusione che non si trattase d'altro che di una credenza. Ovvero la credenza della credenza della Credenza, o se preferite la credenza della credenza popolare della Credenza. O, se volete essere precisi fino in fondo, visto che coloro che maggiormente credevano nell'esistenza del mobile credenza erano tra il popolo, la credenza popolare della credenza popolare della Credenza. A dirla tutta ci sarebbe ancora da parlare di coloro (per fortuna tutti patrizi) che contestavano apertamente la credenza della credenza della Credenza (o la credenza popolare della credenza popolare della Credenza), mettendo in campo quindi la miscredenza della credenza della credenza della credenza, o la miscredenza della credenza popolare della credenza popolare della Credenza, ma questa è un'altra storia. PS: come potrete facilmente immaginare, i due più importanti credendari della storia furono Gigno Vinia, che istituì la commissione comunale per la degustazione dei fagioli grassi, e Georgia Popolo, che affittò il portico della Credenza a un venditore di stratuette di presepe.
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