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Festa del Gìobia o Giobiassa!

Festa del Gìobia o Giobiassa! In piemontese Giòbia significa giovedì ed anticamente l’ultimo giovedì di gennaio, venivano accesi dei grandi falò nelle piazze e bruciata la Giubiana, un grande fantoccio di paglia vestito di stracci. La tradizione della Giobiassa ha un'origine molto antica. Fin dalle epoche più antiche, nel mondo agricolo, l'anno era scandito da ricorrenze periodiche, che accompagnavano i ritmi delle stagioni e che in qualche modo permettevano di sentirsi partecipi dei cicli della natura. Attraverso feste e ricorrenze, erano quindi rivissuti simbolicamente i cicli della natura, in particolare il passaggio tra le stagioni morte e quelle del risveglio primaverile. Nel periodo più freddo dell'anno, a fine gennaio, era usanza bruciare simbolicamente il vecchio anno, per augurarsi che l'anno nuovo fosse più propizio e ricco di nuovi raccolti e di molti frutti. Il nome stesso della festa, Giobiassa, del resto sembra fare riferimento ad antichissimi rituali propiziatori precristiani. Il nome Giobiassa sembra infatti collegato al dio romano Giove, da questo dio deriva l'aggettivo Jovia, devenuto poi Giobia o Giobiassa. Nei secoli medievali con la religione cristiana, i riferimenti agli dei pagani sono stati messi in disparte, ma il nome originale di Giubiana si è conservato nel tempo. Nei secoli medievali la narrazione popolare ha creato svariate leggende e numerosissimi racconti popolari. Nelle narrazioni popolari, Giubiana è così diventata una figura femminile, a volte una vecchina, altre volte una strega, da scacciare simbolicamente insieme ai rigori dell'inverno. L'elemento più caratterizzante della festa era il grande falò, percepito da tutti come un simbolo di rinnovamento e di ripartenza del nuovo anno. Favria 30.01.2020 Giorgio Cortese Ricordo da ragazzo i giorni freddi della Merla dove tutto era gelato, anche il rumore!
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