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15 Gennaio 2020 - 12:19
Pensione
Dunque in Francia, più o meno, succede che il governo decide di mettere mano al sistema pensionistico e, tra le altre cose, di portare avanti di due anni (da 62 a 64) l’età di equilibrio indispensabile per evitare decurtazioni della pensione. Cielo apriti! I Francesi, che dai tempi di Bartali non hanno mai finito d’incazzarsi, sono scesi tutti in piazza e hanno scatenato l’inferno. Ogni volta un milione, un milione e mezzo, di persone per le strade, ferrovie e metropolitane che viaggiano a ritmi ridotti, energia elettrica sospesa per qualche istante, un po’ di cassonetti bruciati, giusto per non farsi mancare niente, finché il governo decide di ritirare, almeno temporaneamente, l’innalzamento di due anni dell’età. La protesta ha vinto, o almeno così sembrerebbe. Ecco, a noi Italiani, ‘sta faccenda che i discendenti di Asterix siano riusciti a non farsi portare avanti l’età minima pensionabile, facendo il pandemonio per le strade di Parigi, non và tanto giù. Si sa, i Francesi non ci piacciono tanto, specialmente poi negli ultimi anni. Non hanno il bidet. Se la tirano. E poi, vuoi mettere la testata di Zidane a Materazzi? Insomma abbiamo già un sacco di buoni motivi per non sopportare i nostri cugini d’oltralpe e adesso sembrerebbe essersene aggiunto uno in più. Sui social, infatti, si osserva una diffusa tendenza a paragonare la combattività dei transalpini con la supina passività di noi Italiani, non tanto per esaltare la prima, quanto per lamentarsi della seconda. Tendenza bipartisan, tra l’altro, che mette d’accordo destra e sinistra, il che la dice lunga su quanto questa idea dell’Italiano che si lamenta, ma che poi accetta tutto, sia ben radicata nell’immaginario collettivo. In effetti, al netto delle strumentalizzazioni politiche, va ammesso che noi non riusciremmo a fare quello che hanno fatto loro. Non so perché, ma sono certo di no. Eviterei i luoghi comuni per cui saremmo un popolo di idioti menefreghisti, un popolo che fondamentalmente non sta abbastanza male o, peggio ancora, un popolo di corrotti e cortigiani.
Penso piuttosto che ci manchi quel sentimento di appartenenza ad un’unica nazione che, invece, i Francesi sentono nel profondo. Non parlo di nazionalismo, ma, più banalmente, di un sentimento collettivo opposto all’individualismo. Noi Italiani se protestiamo, lo facciamo per categorie: no-tav, si-tav, insegnanti, ferrovieri, metalmeccanici, netturbini, ammaestratori di tigri e chi più ne ha più ne metta, ma tutti, rigorosamente, per comparti. Loro no. La pensione interessa tutti, e allora si sciopera tutti, persino gli avvocati, che hanno gettato a terra le proprie toghe nei tribunali, ed i musicisti dell’Opéra. Da noi, dove vige l’idea romantica che in piazza possano scendere solo gli sfruttati di turno, se ci capitasse mai di vedere un avvocato che sciopera è verosimile che nessuno lo prenderebbe sul serio, perché uno “ricco”, e l’avvocato è notoriamente ricco, non avrebbe motivo di scioperare. Insomma ognuno pensa per sé ed all’immediato. Esempio calzante è proprio quello della pensione. Oggi tutti imprechiamo contro la legge Fornero, ma nessuno mette in evidenza il danno procurato dalla legge Dini del 1996, che, a partire dal 2011, ha spostato gli assegni pensionistici dall’aspetto retributivo a quello contributivo, condannando lavoratori dello stesso settore, che hanno avuto l’unica sfiga di nascere qualche anno dopo, a perdere centinaia e centinaia di euro mensili rispetto ai loro colleghi più anziani. Ma nel 1996, quando nel settore pubblico si andava ancora in pensione a poco più di cinquant’anni, nessuno protestò più di tanto, i fondi pensionistici statali spuntarono come funghi e avanti cosi. Oggi, mentre a Parigi fanno il finimondo, noi ce la prendiamo con la Fornero, che, per carità, un po’ se lo merita, e gongoliamo per la quota cento che, in soldoni, significa accettare di andare in pensione guadagnando qualche centinaia di euro in meno. Beato chi se lo può permettere. Parafrasando D’Azeglio, fatta l’Italia, un giorno si faranno anche gli Italiani. E allora sarà tre volte Natale, festa tutto il giorno e gli scioperi non cadranno più di venerdì. Forse.
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