Sebbene la delibera sia stata approvata già da alcuni giorni (il 27 dicembre per la precisione), molti torrazzesi sono venuti solo recentemente a conoscenza - e grazie al giornale La Voce - del “Sì” del consiglio comunale, e del sindaco Massimo Rozzino, di utilizzare un'area della cava di CoGeFa quale sito di deposito per 850 mila metri cubi di terre e rocce da scavo provenienti dal tunnel di base del TAV Torino-Lione. Il progetto è più o meno lo stesso di cui si parla da circa una decina di anni. Ci sono delle piccole modifiche, ma non nella quantità totale di materiale che, anzi, potrebbe anche "alla moda italiana" raddoppiare, triplicare o quadruplicare fin che ce n'è. . C’è preoccupazione perché quel materiale contiene amianto (lo dice l’Università di Torino) eper la diffusione di polveri sottili. Ora: quand’anche si fosse favorevoli al TAV, e quand’anche le autorità sanitarie dessero ampie rassicurazioni sulla non pericolosità del materiale (e chi scrive non ne è convinto), di fronte a questo progetto – prima ancora di discuterne il come e il quando – viene da chiedersi: perché? Per realizzare quest’opera assurda, infatti, oltre a rovinare la Valle di Susa e spendere milioni che lo Stato non recupererà mai, si propone di spostare centinaia di migliaia di metri cubi di materiale, caricandoli su appositi treni merci, da Bussoleno a Torrazza: 82 chilometri più a est, attraversando Condove, Avigliana, Alpignano, Collegno, Torino, Settimo Torinese, Brandizzo, Chivasso, ecc. e aumentando il carico sulla linea ferroviaria esistente: dove già i pendolari smadonnano quotidianamente per i ritardi e i disagi. Arrivati a Torrazza, questi treni non possono fermarsi nell’esistente stazione, che non è attrezzata: devono andare – si legge nel progetto – circa un chilometro più avanti, all’altezza di Borgoregio, in un’area dove si prevede la realizzazione di un “fascio presa e consegna” costituito da tre nuovi binari. Qui si cambierebbero i locomotori, passando da quelli a trazione elettrica a quelli diesel (non si creda alla favola che si elettrificherà un nuovo pezzo di linea ferroviaria, con tutte le motrici d'antiquariato che ancora corrono lungo la Torino Aosta). Eh sì, perché da qui occorre realizzare un nuovo raccordo ferroviario: un binario di oltre un chilometro, per portare i carri merci fin dentro la cava. Ma per fare il raccordo bisogna costruire – sempre secondo il progetto – un cavalcaferrovia, a fianco di quello esistente sulla strada provinciale. Nel vecchio progetto si prevedeva poi una galleria di 260 metri per sottopassare sia la strada Torrazza-Saluggia che un’area edificata (per la gioia di chi ci abita, supponiamo), adesso, con uno spostamento dell’area di deposito più a est, si passerà da un tunnel a un nastro trasportatore sempre per la gioia di chi ci abita (quelli di prima) e pure delle polveri sottili…. Nell’area di cava, poi, occorre realizzare un altro fascio binari di 300 metri per lo scarico dei convogli. Ora: in un posto normale, a chi propone una cosa del genere – a tutto vantaggio delle ditte di movimento terra e dei proprietari della cava, e senza chiedere l’assenso delle comunità locali e dei cittadini– si direbbe: signori, o siete delinquenti, o siete pazzi. In Italia, invece, a chi propone una cosa del genere si assegna il bollino di “opera strategica” e su Facebook (basta una sbirciata su "Sei di Torrazza se....") c’è pure qualcuno che tutto sommato immagina dei vantaggi, si chiede "dove sia il problema", non si preoccupa del materiale di scavo che definisce semplici "pietre" e brinda al progresso (cin-cin) … incurante di una frase (pagina 11 dell’allegato alla delibera approvata dal consiglio comunale del 27 dicembre) in cui anche il Ministero sostiene che il passaggio dal tunnel al nastro trasportatore “inevitabilmente” provocherà un peggioramento della quantità di polveri nell’aria. Perchè il consiglio comunale avrebbe dovuto dire no? Non solo perché il cantiere rischia di creare gravi danni all’ambiente e alla salute; non solo perché economicamente e trasportisticamente è – come dire – “una cagata pazzesca”; non solo perché è un regalo agli speculatori del settore movimento terra e ai cavatori (e magari anche alla criminalità organizzata, che come è noto in questo ambito si muove benissimo). Bisogna opporsi perché ne va della nostra dignità di cittadini: in questo Paese non ci sono soldi per la sanità, per la scuola, per la salvaguardia del territorio, per aiutare chi è in difficoltà… ma se ne trovano sempre – a palate – per finanziare cose assurde e costosissime, pensate solo per arricchire qualcuno a spese della collettività e del territorio. Ma anche per il buonsenso, per non far torto all’intelligenza…
Liborio La Mattina
PS. Ho letto sul gruppo Facebook "Sei di Torrazza se..." che il giornale La Voce avrebbe perso "autorevolezza". Chi scrive si onora non solo di fare questo mestiere da 33 anni (ne ho 52) ma di essere un cittadino nato e cresciuto a Torrazza e che ha raccontato il paese (più di chiunque altro e su più di un giornale) per anni e anni fin dai tempi del sindaco Nigra, passando per Cena e arrivando a Rozzino. Non ho bisogno di presentazioni ma son certo di "essere di Torrazza" più di decine e decine di poco autorevoli commentatori di questo gruppo, decisamente "disinformati" ma con tanta voglia di parlare e gettar acqua sul fuoco... Mi spieghino perchè? Solo una cosa mi spiace. Aver condotto con il giornale una campagna pazzesca contro l'ex sindaco Simonetta Gronchi (una mia coscritta....) affinché non dicesse "Sì" ed essermi ritrovato a "babbo morto" e a mia insaputa con un "Sì" di chi prima diceva "No". E a chi sostiene non si potesse dire "NO" o, se si preferisce, non dire proprio niente, faccio un appunto. In questi 33 anni ho scritto di sindaci che il "No" alle discariche, alle cave, alla qualsivoglia lo han detto eccome, per esempio modificando i piani regolatori. Un caso su tutti è Foglizzo dove l'ex sindaco Giuseppe Bertolino venne boicottato in tutti i modi e si beccò pure un paio di denunce ma riuscì a non farsi costruire una discarica sotto casa. La favola dei sindaci che non possono dire di "No" è, per l'appunto, una favola. Tornando a Torrazza è ormai acclarato (e chi ricorda le mie passate cronache lo sa) che tutto cominciò per l'autorizzazione data dal Comune alla costruzione di un "gabbiotto" nell'ex Fornace Nigra, una sorta di assenso. Un errore dell'ex sindaco Nigra... La storia si ripete....
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