[caption id="attachment_1186" align="aligncenter" width="180"] Marco Marocco, consigliere del Movimento 5 Stelle a Chivasso[/caption] Ma che cavolo di paese delle balle è un paese governato da amministratori che ti fan pagare un occhio della testa se vuoi aprire un gazebo in piazza della Repubblica per fare una sana e democratica protesta? Un paese del cavolo, verrebbe da dire, senza con questo tirare in ballo i trascorsi di un’Italia del ventennio in cui si sono cercati e trovati tanti modi per chiudere la bocca ai cittadini. Bene! Siamo a Chivasso, poco più di 30 chilometri da Torino. Al governo c’è una giunta di centrosinistra che non perde occasione di parlare di democrazia, trasparenza e libertà. Predica bene, ma razzola malissimo e se n’è accorto il consigliere comunale del Movimento 5 stelle Marco Marocco. Poco prima di Natale ha preso in mano carta e penna e scritto una lettera all’illustrissimo dottor Libero Ciuffreda. Chissà se il sindaco a tempo perso, ha trovato il modo di leggerla, impegnato com’è alle Molinette di Torino e, quando gli avanza qualche minuto, a scrivere i suoi classici sermoni sul nuovo giornalino “Città di Chivasso”. Più nello specifico Marocco segnala una serie di situazioni da far cadere le braccia. “Per aver piazzato due gazebo, a settembre e a dicembre, abbiamo dovuto pagare 64 euro di marche da bollo e 42 euro per diritti di segreteria....” dice sconfortato. Poi ci sono quelli del “Comitato 9 dicembre”, per intenderci i “forconi”. I vigili urbani si sono presentati e il gazebo in piazza d’Armi glielo han fatto rimuovere perchè non avevano pagato la tassa d'occupazione del suolo pubblico secondo le disposizioni contenute in un non ben precisato regolamento. Robe da pazzi. Roberto Sorrentino, uno dei rappresentanti, si è così subito recato all’Urp per avere delucidazioni. E che cosa ha detto l’Urp? Dopo aver chiamato l’ufficio Tecnico e la Maggioli, concessiaria delle affissioni, ha fatto un conto di 630 euro per posizionare il gazebo da gennaio a marzo. “E meno male - insiste Marocco - che la Costituzione, all’articolo 21, prevede che “ogni cittadino può manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. E meno male che all’articolo 17, sempre la Costituzione italiana, prevede che le autorità possano vietare le manifestazioni “soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica” Comunale... A mio avviso per l’espletamento di iniziative a carattere umanitario, sociale, politico e sindacale, non si possono richiedere marche da bollo né tasse sulla pubblicità... E poi ci sono i soggetti esonerati e tra quesi quelli che fanno politica o i movimenti sindacali....”. In aiuto di Marocco, anche alcune sentenze. Quella della Corte Costituzionale (n° 301 del 19 luglio 2000) in cui si afferma che non sono soggette a imposta le forme di propaganda di contenuto ideologico effettuate senza fine di lucro. E della Corte di cassazione (n° 131 del 16/07/1973), in cui si stabilisce che la diffusione del pensiero non è assoggettabile ad alcuna tassa o restrizione. Adesso la parola, tempo permettendo, spetta al sindaco. Si spera solo che la risposta non arrivi tra qualche anno...
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