I cimiteri di Venaria sono rimasti senza loculi. Quindi per chi non sceglie la sepoltura in terra o la cremazione, tocca recarsi in un paese vicino. Questo è l’incipit dell’articolo apparso domenica scorsa su La Stampa e confermato dalle parole del vice sindaco Castagno: “Non ci sono più loculi anche perché siamo in ritardo di sei mesi con la realizzazione di 144 spazi che avrebbero dovuto essere pronti a breve ed invece lo saranno a fine anno”. Che dire, si tratta di un fallimento annunciato e le dichiarazioni dell’assessore hanno dell’incredibile, come se la responsabilità del ritardo fosse altrove e non nella scelta scellerata di questa Amministrazione di non procedere per tempo alla costruzione di nuovi loculi, come dichiarato dal sindaco Falcone poco più di un anno fa attraverso un comunicato stampa “I cimiteri cittadini presentano ad oggi un numero limitato di loculi disponibili e non è intenzione dell'Amministrazione Comunale prevedere nuovi ampliamenti” chiedendo in alternativa “ai familiari dei defunti tumulati da oltre trent'anni di rinunciare alla scadenza naturale della concessione del loculo, ottenendo alcuni incentivi”. La proposta (indecente) era stata accolta con freddezza e le adesioni erano state pochissime e comunque non quelle attese dell’Amministrazione. Non contento il sindaco aveva rassicurato (si fa per dire): “Nessun allarmismo. Noi stiamo amministrando da appena due anni (in realtà ormai sono quattro) e, se siamo arrivati a questo punto, forse c’è stata una programmazione errata già un po’ prima (la solita carta che è colpa degli altri: ovviamente una falsità, c’era un piano di ampliamento cimiteriale mandato avanti per lotti successivi, secondo le risorse di cui si disponeva, bastava proseguire, anziché star fermi nella speranza che i cittadini rispondessero positivamente alla richiesta di restituzione). L’assessore Castagno, sostenitore del provvedimento, aveva aggiunto: “Nel Consiglio comunale di dicembre (2018) approveremo la realizzazione di un blocco di 144 loculi nel cimitero del capoluogo. A gennaio saranno poi disponibili un’altra quarantina di spazi ad Altessano che ora erano vuoti perché richiedevano manutenzione”. La strategia sembrava essere incentrata sull'accollo dei costi da parte dell’Amministrazione per “scovare” nuovi loculi”: “il Comune si accollerà il costo di 300-400 euro per venire incontro a chi vuole estumulare salme sepolte da anni nelle cellette dell’ossario, così, in tempi rapidi, recupereremo centinaia di tombe. Solo le Suore Missionarie sono proprietarie di circa 300 loculi”. Invece siamo ad aprile, le centinaia di tombe non sono state recuperate e i loculi sono finiti per stessa ammissione dell’assessore, e fino a fine anno, quindi tra 7-8 mesi, non ce ne saranno di nuovi. Si tratta di un disastro annunciato: la situazione dei cimiteri era ben conosciuta dall'Amministrazione che, solo dopo un anno e mezzo di inattività, aveva rimosso l’assurdo vincolo di non costruire ulteriori loculi. Ma ormai era troppo tardi, avevamo denunciato che non ci sarebbe stato il tempo per costruirne di nuovi. Infatti siamo rimasti senza e fino a dicembre bisognerà rivolgersi altrove. Dopo una gestione così fallimentare, frutto esclusivo delle politiche della premiata ditta Falcone-Castagno, ci aspetteremmo le dimissioni di qualcuno per manifesta incapacità nella completa gestione della vicenda. Al contrario, tutto è derubricato ad un semplice ritardo, con responsabilità imprecisate. A parte inverse i 5Stelle avrebbero inscenato mobilitazioni gridando allo scandalo. Invece, in merito, il silenzio è assordante, tutti occupati a promuovere il bilancio partecipativo e a fare i soliti selfie alle manifestazioni, con tanto di comunicato stampa e risonanza social. Stessa sorte toccherà ai parcheggi del nuovo presidio ospedaliero che il Comune avrebbe già dovuto realizzare. La struttura avrebbe dovuto essere consegnata in questi mesi, soltanto il ritardo nei lavori salverà la giunta Falcone da un’altra dimostrazione d’incapacità. Beati i consiglieri grillini venariesi che trovano ancora la forza di difendere un simile operato.
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