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31 Gennaio 2019 - 10:25
Italo Tibaldi
Nel salone pluriuso di Rueglio, in via Gora, il 27 gennaio alle 11, è stata inaugurata la mostra “Perché ricordare” in occasione della giornata della Memoria delle vittime e dei sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti. La mostra, data in prestito dall’ANPI, Associazione nazionale partigiani d’Italia di Ivrea e Basso Canavese si terrà successivamente il 2 febbraio dalle 14 alle 18 e domenica 3 febbraio dalle 11.00 alle 12.30 e dalle 16 alle 18. Presente il 27 gennaio assieme alla sindaca Gabriella Lafaille, il presidente dell’ANPI Ivrea e Canavese, Mario Beiletti che ha mostrato la solidarietà ANPI durante il discorso introduttivo sull’importanza del ricordare. I ragazzi delle elementari hanno poi letto i passi più significativi di brani dedicati alla Memoria commuovendo i ruegliesi presenti.
“Anche se è difficile ascoltare e immedesimarsi, occorre trovare motivi di impegno affinché quel che è stato non succeda più. Ieri come oggi non dobbiamo voltare la testa. A chi era dietro i reticolati nazisti, a chi lo è oggi nelle frontiere chiuse, dobbiamo dare solidarietà. Nel 1945 i superstiti dei lager trovavano forti ostilità perché nessuno voleva sentire i loro angoscianti racconti. Per la giornata della Memoria del 2019 abbiamo scelto di ritrovarci a Rueglio, in quella Valchiusella che tanto ha dato per la Liberazione dal nazifascismo” afferma l’ ANPI per voce del suo presidente.
È stato, infatti, ricordato Italo Tibaldi trasferitosi a Vico Canavese, dopo aver lavorato come geometra a Torino in seguito alla deportazione: divenne sindaco e poi presidente della Comunità Montana Valchiusella.
Tibaldi ha parlato dei suoi compagni mai più tornati dai campi di concentramento e della sua esperienza nel libro “Compagni Di Viaggio: dall’Italia ai lager nazisti. I trasporti dei deportati (1943-1945)”: catturato come partigiano nel 1944 a Torino e condotto a Mauthausen, pesava appena 36 chili quando venne ricoverato all’ospedale di fortuna americano di Salisburgo, istituito in una caserma, dopo la Liberazione nel 1945. In seguito fu portato all’ospedale militare di Bolzano. Lì trovò qualcuno che lo portò fino a Milano e poi Torino, prima di ritirarsi in Valchiusella. Morì ad Ivrea nel 2010 dopo essere entrato in uno stato di depressione permanente, colpito da infarto. È sepolto nel cimitero di Vico Canavese. “Affinché non sia soltanto un momento retorico, uniremo un forte impegno nell’assumerci ciascuno le proprie responsabilità contro i vecchi e nuovi fascismi, il razzismo e la xenofobia per dare un significato non vuoto a questa giornata. Questo ci insegna la triste memoria delle Deportazioni”conclude il presidente ANPI.
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