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CIRIÈ. A 16 anni inscena la sua morte per qualche like sui social

CIRIÈ. A 16 anni inscena la sua morte  per qualche like sui social

Si era inventato tutto, con la complicità degli amici. Dal grave incidente alla morte. E persino i messaggi di dolore e ricordo sul suo profilo Instagram. Tutto per avere un pò di notorietà e qualche like in più, ma anche per vendere alcune magliette create da lui stesso.

Mercoledì pomeriggio il profilo Instagram di uno studente di 16 anni dell’istituto “Tommaso D’Oria” di Ciriè era stato letteralmente invaso di foto, ricordi, frasi colme d’amore. Con tanti amici che avevano persino scritto le modalità di quell’investimento mortale: “E’ stato investito. E’ morto praticamente subito. Hanno provato a rianimarlo, ma non c’è stato nulla da fare. E’ ingiusto questo mondo”. Precisando anche come fosse morto all’uscita della scuola, travolto ed ucciso da un furgone.

Tanti giovani che frequentano la scuola superiore avevano anche iniziato a pensare a come poter ricordare quel giovane vittima di un triste destino. Poi, sempre su Instagram, ecco comparire un video, dove lui candidamente ammette come fosse uno scherzo: “Ragazzi sono vivo. Tutto questo per dire di andare in descrizione e di comprare le mie magliette Rip…”. E, in sottofondo, le voci degli amici che invitavano a loro volta all’acquisto delle magliette.

La notizia della “morte non morte” era arrivata anche su Facebook, con tanti genitori che si erano persino posti la domanda su eventuali loro sbagli nella crescita dei figli.

Abbiamo subito convocato genitori e ragazzo - commenta, con un velo di delusione, la dirigente Roberta Bruatto - Ora valuteremo con i docenti quali sanzioni disciplinari prendere per un fatto veramente grave. I ragazzi a volte non hanno idea della gravità delle loro azioni”.

E se i carabinieri della locale Tenenza hanno avviato alcune verifiche, il sindaco Loredana Devietti è senza parole: “Non conosco nei dettagli la situazione. Certo è un episodio davvero sconcertante che ci deve far riflettere anche sull’uso dei social, in particolare da parte dei nostri ragazzi. Ma anche sull’importanza che può avere talvolta il consenso degli altri, tanto da portare persino ad inventare una cosa del genere per qualche like in più”.

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