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CHIVASSO. Decreto Sicurezza, Milani (ANPI) risponde a Fluttero e Salvini

CHIVASSO. Decreto Sicurezza, Milani (ANPI) risponde a Fluttero e Salvini

Vinicio Milani

Sindaci contro sindaci. Come Kramer contro Kramer. L’Italia si sta spaccando in due sul decreto sicurezza approvato dal Governo. Così, mentre giorno dopo giorno monta la polemica sul provvedimento che porta il marchio del ministro dell’Interno Matteo Salvini, anche a Chivasso sul punto s’infiamma il dibattito. Il primo ad intervenire è stato l’ex sindaco, oggi consigliere regionale di Forza Italia, Andrea Fluttero. Fluttero s’è gettato a capofitto nella polemica contro il governatore della Regione Sergio Chiamparino, che s’era schierato a favore dei sindaci “disubbidienti” sull’applicazione dell’articolo 13 del decreto Sicurezza (ormai legge) che impedisce l’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo. Chiamparino, così come altri governatori, qualche giorno fa s’era dichiarato pronto a farsi carico del ricorso alla Corte costituzionale su una norma ritenuta disumana e in contrasto con la Carta fondamentale. “Stiamo valutando se esistono i fondamenti giuridici per un ricorso alla Corte Costituzionale. Se ci sono le condizioni giuridiche, non perderemo tempo”, ha detto. Da Chivasso è arrivata la replica di Fluttero, condivisa dagli altri consiglieri regionali di Forza Italia. “Mi spiace ma Chiamparino, in questa occasione, non si comporta da uomo delle istituzioni. Le leggi si rispettano, punto e basta, altrimenti si alimenta il caos e in quel caso sì che si viola la Costituzione e la potestà legislativa del Parlamento”. “Le leggi non si rispettano solo quando fanno comodo alla propria parte politica - ha aggiunto Fluttero insieme agli altri azzurri -. Così come non si invoca la Corte Costituzionale ogni volta che un Parlamento vota una legge contraria al proprio programma elettorale. Ci sono processi democratici che debbono essere rispettati. Chiamparino preferisce buttarla in caciara per tentare di rianimare l’identità asfittica del centrosinistra. Si tratta della solita battaglia veterocomunista che finge di colorarsi di parole come diritti, principi, ma che in verità è solo cavalcata a fini elettorali”. E sempre da Chivasso è arrivata una stoccata all’ex sindaco Fluttero e al decreto salviniano. A firmarla il presidente della sezione Boris Bradac dell’Anpi, Vinicio Milani. Competitor, tanti e tanti anni fa, proprio dello stesso Fluttero nella corsa a Palazzo Santa Chiara. “Come si fa a dire, le leggi si rispettato punto e basta, altrimenti si crea il caos, pur di difendere il decreto Salvini - inforca Milani -? Forse abbiamo perso memoria di cosa succedeva pochi anni fa quando per rispettare la legge, qualche politico influente riusciva farsi votare delle leggi ad personam... Al di là delle battute, va preso atto che il decreto Salvini ci ha portato indietro sulla considerazione degli esseri umani, questo decreto è mera propaganda politica, è ammissione di incapacità di governare quello che è un fenomeno epocale e non un’ossessione. Come si può pensare di paragonare la posizione di un migrante a quella di un delinquente? Con quale criterio si sono unificate due situazioni diverse tra loro, la sicurezza e l’emigrazione? Non gli sfuggirà che, dichiarando guerra, come ha fatto, alla protezione umanitaria, non farà altro che creare ulteriore irregolarità”. “Migliaia di persone - conclude Milani - si vedranno private della possibilità di vedersi riconosciuta una forma di protezione di fronte a seri motivi di carattere umanitario o sociale vuol dire condannare quelle stesse persone a rimanere nel nostro paese senza nessuna possibilità di vivere e lavorare legalmente e senza che si riesca a rimpatriarle. Come cittadino e come militante antifascista, non vivo la mia quotidianità nella paura del diverso, dell’uomo nero, non catalogo i delinquenti secondo il colore della pelle o della religione, settentrionali o meridionali, non mi schiero tra i tifosi dell’italianità, condivido invece la posizione dei sindaci, in sintonia con l’Anpi Nazionale che giudica coraggiosa la decisione di non dare attuazione di quella parte della legge sicurezza e immigrazione inerenti l’attività dei comuni”.
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