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PONT. Sfratto alle porte per il ‘canile di Grazia’

PONT. Sfratto alle porte per il ‘canile di Grazia’

Ci vuole un miracolo per salvare i cani di Grazia De Palma

Questa volta non ci saranno rinvii: venerdì 26 ottobre arriverà l’Ufficiale Giudiziario e Grazia De Palma – inquilina morosa - verrà messa fuori casa. Una storia come tante, se non fosse che l’edifico in cui è vissuta finora è anche il ricovero di 13 cani, che verranno sfrattati insieme lei. Grazia è infatti la proprietaria di quello che impropriamente, per comodità, un po’ tutti definivamo “canile di Pont”: non lo è dal punto di vista giuridico, non essendo mai stato riconosciuto come tale, ma forse nemmeno da quello pratico. Lì infatti   gli animali vivono liberi, possono entrare ed uscire dalla casa, salire e scendere dai balconi, gironzolare attraverso il prato ed il cortile. Hanno sempre condotto una vita serena, quasi in simbiosi con quella che considerano la loro “capobranco”, ignari delle difficoltà che Grazia affrontava per loro.  Inutilmente, per anni,  Grazia ha lottato per ottenere un  riconoscimento chele consentisse di ottenere contributi pubblici e di svolgere la sua opera in tranquillità: le istituzioni locali hanno sempre fatto orecchie da mercante e preferito versare una quota al canile di Caluso.

L’edificio da cui è stata sfrattata è in pessime condizioni, privo dei servizi più elementari. Dice: “Non credo che sarebbe possibile riaffittarlo così com’è, servirebbe qualche decina di migliaia di euro”.  Eppure per quella casa inospitale avrebbe dovuto sborsare 200 euro al mese. Non ce la fa da tempo. In teoria non ci sarebbe nulla da ridire sullo sfratto se non che chi ha comprato quella proprietà sapeva benissimo che ci viveva coi cani, che era senza lavoro e che era sempre indietro con i pagamenti.

La vicenda si trascina da tempo ed è giunta all’epilogo. “Io sono il problema minore: un posto in  cui stare in qualche modo lo troverò. Ma i cani? Visto che non li si può lasciare per strada una sistemazione gliela troveranno ma verranno  separati, aggiungendo trauma a trauma: lontani da me,  in un ambiente che non conoscono. Il mio sarà un dolore terribile, già ora sto male e non so come potrò resistere,  ma non sarà meno dura per loro”. Si amino o meno i cani, si apprezzi il lavoro di Grazia oppure no, è facile per chiunque capire quanto sia vero ciò che dice. “Abbiamo un legame particolare e ci capiamo al volo, soprattutto con le tre cagnette sorde e cieche, che hanno imparato  a muoversi in sicurezza   e che di me non possono fare a meno”.

Quanto sia simbiotico il loro rapporto lo dicono tanti piccoli particolari ed episodi: “Sanno cosa possono fare e fin dove possono arrivare  nel farmi i dispetti. Penso a Guglielmo che alla sera, salendo di sopra per andare a dormire, si piazza davanti al mobile in attesa del biscotto  e non  si sposta finché non esaudisco il suo desiderio. Ragù salta sul letto poi subito scende perché sa che lo sgrido ma è affettuoso e lo fa per divertimento. Cecilia invece viene sempre con me quando porto a passeggio Tristano, il più piccolo, e vuole essere lei a guidarci”.

Come si potrebbe evitare la separazione? “Trovando un terrenonon una casa, solo un terreno sul quale si possa costruire una struttura per ospitare i cani”. Mancano solo dieci giorni però e ci vorrebbe un miracolo.

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