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20 Settembre 2018 - 12:24
I critici lo definirono «una tra le più belle voci della lirica». Antonio Sosso, muratore, poi operaio meccanico alla Fiat, fu un cantante lirico di successo.
Nato il 21 luglio 1903 nel capoluogo subalpino, da una famiglia originaria di Settimo Torinese, ottenne un primo e clamoroso successo a Sanremo, nel 1939. Così un giornale dell’epoca diede la notizia: «Un meccanico della Fiat di Torino, certo Antonio Sosso, avendo letto su un quotidiano che a Sanremo si stava svolgendo una “settimana del bel canto”, si è recato dal suo insegnante, il maestro Beltramo, scongiurandolo perché lo portasse a Sanremo per farsi sentire. Con un biglietto di terza classe, i due partivano per la nostra città, dove il Sosso si recava subito al Casino, alle prove dei vari esordienti. Fu con meraviglia e gioia che gli organizzatori riscontrarono in lui una voce eccezionale e senz’altro lo impegnarono pel concerto serale. Siccome il Sosso vestiva panni modesti di operaio, il direttore artistico del Casino gli provvedeva un abito da sera».
All’indomani dell’esibizione a Sanremo, tutti i giornali parlavano di Antonio Sosso. La «Gazzetta del Popolo» ebbe parole di entusiasmo: «Il suo successo fu veramente trionfale: battimani, ovazioni, grida di bis, tifo ad oltranza e tutti gli spettatori in piedi ad urlare la propria frenesia. Spettacolo più unico che raro nel signorile Casino Municipale». E ancora: «Salutiamo il nuovo astro che sorge e auguriamoci che le Sovrintendenze dei nostri maggiori templi lirici sappiano puntare presto gli occhi sopra di lui».
Il cronista della «Gazzetta» fu un buon profeta. Infatti le scritture per «l’operaio-tenore» non tardarono ad arrivare. Annunciando l’apertura del torinese Teatro della Moda, «Il Piccolo» precisò: «L’opera di inaugurazione sarà Turandot nella quale figurerà il tenore Sosso, il modesto meccanico della Fiat. Al bravo Sosso, all’importante esordio che lo potrà collocare, di colpo, a fianco dei divi della lirica, inviamo i nostri auguri. Ricordiamo che lo spettacolo inaugurale sarà trasmesso per radio».
«Fioccano le scritture per il tenore Sosso», titolò «Stampa Sera» nel novembre 1939. Il 13 maggio 1940 il medesimo quotidiano ancora si stupiva per l’inattesa scoperta del nuovo astro lirico: «Antonio Sosso, tenore, ha 35 anni ed è nato a Torino. Fino al settembre dell’anno scorso era operaio della Fiat e s’era limitato, per quel che riguarda il canto, sua dote naturale, a dare saggi delle sue virtù in qualche locale sede dopolavoristica o in serate benefiche. [...] Ma un bel giorno il maestro Beltramo scoprì che quella non era solamente voce dopolavoristica e si pose a insegnare al giovane operaio la vera arte lirica».
Scrisse «L’Italiano» del 3-4 gennaio 1941, mentre il mondo era dilaniato dalla guerra: «La carriera è cominciata, le lodi fioccano da tutte le parti, i giornali quotidiani si occupano di lui. Antonio Sosso non dice nulla. Sorride e si guarda le mani che portano ancora impressi i segni del lavoro. Ce n’è ancora del lavoro per lui se vuol fare la strada che ha deciso. Ma il lavoro non lo spaventa, ci è abituato».
In qualità di tenore, Sosso si esibì a Torino, Pisa, Mondovì, Milano, Biella, Alessandria, Modena e altrove. Cantò con Magda Olivero, Gina Cigna, Cloe Elmo, Italo Tajo e Carlo Tagliabue, i più bei nomi della lirica italiana del tempo. Purtroppo la sua carriera artistica fu tanto sfolgorante quanto breve, pesantemente condizionata dal secondo conflitto mondiale e da motivi di salute. Nel dopoguerra l’astro di Antonio Sosso smise di brillare. «L’operaio-tenore» morì quarant’anni fa, il 28 gennaio 1978.
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