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30 Agosto 2018 - 23:07
Chiesa Priorato di Santo Stefano del Monte
Riprende il nostro viaggio nel Canavese alla scoperta delle bellezze storiche e artistiche di questo territorio. Oggi vi portiamo nella Chiesa Priorato di Santo Stefano del Monte situata a Candia; per presentare al meglio questo splendido edificio romanico immerso nel verde, abbiamo parlato con il massimo esperto nel settore, Guido Forneris, autore del celebre volume ‘Romanico in Terre d’Arduino’ e di ‘Candia Canavese: due passi e cento ricordi’.
“Il primo documento ufficiale della chiesa”, racconta, “risale al 1177 e si trova nella bolla del Gran San Bernardo, documento con cui Papa Alessandro III riconobbe ai canonici dell’attuale Gran San Bernardo le loro proprietà; tra queste, compare anche la Chiesa di Santo Stefano del Monte”.
Benché non vi siano attestazioni precedenti, però, la costruzione è più antica; a testimonianza di ciò, infatti, illustra Forneris, vi sarebbero alcune tradizioni e pratiche antiche legate a questo luogo, prima fra tutte la chiave antirabbica che si riteneva fosse in grado di guarire dal morso di cani rabbiosi. “L’eremita che risiedeva in questa chiesa, dopo aver reso incandescente la chiave mediante una candela, la applicava sulla ferita infetta permettendone così la cicatrizzazione. Tale pratica, in uso fino alla fine della seconda guerra mondiale, si legherebbe a tradizioni preromane. Queste popolazioni, infatti, erano solite arroventare spade o pugnali sul fuoco e porli sulle ferite così da bruciarne i germi”, spiega Forneris.
L’edificio, che si erge sulla sommità della collina di Candia, venne ricostruito intorno all’XI-XII secolo e si presenta oggi con una facciata a salienti e un interno a pianta basilicale, scandito in tre navate suddivise da pilastri. al centro della facciata, sulla sinistra, inoltre, sorgeva un campanile, inglobato da un lato sulla controfacciata e ancora visibile in parte dall’interno.
“L’abside maggiore appartiene al XII secolo inoltrato”, continua, “ ma quella laterale a destra è molto più antica e più rozzamente costruita. L’ultimo elemento edificato, infine, è la cripta, situata in fondo alla navata centrale e dedicata alla Madonna. Essa presenta colonne e capitelli altomedievali”.
Da rimarcare, inoltre, gli affreschi esterni sul muro della navata nord raffiguranti i resti “di quella che doveva essere una danza macabra o un trionfo della morte, ormai molto rovinata”.
Forneris precisa, inoltre, che ancora oggi “la chiesa è di pertinenza del Seminario d’Ivrea, al quale fu assegnata nel 1564”.
Questa preziosa testimonianza del Romanico locale è stata resa fruibile al pubblico grazie alle aperture estive dell’Ecomuseo AMI e sarà ancora visibile fino al 30 settembre, tutte le domeniche dalle 15.00 alle 18.00.
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