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17 Luglio 2018 - 10:32
Più turismo in Canavese? Ci prova la Rete Museale AMI-Anfiteatro Morenico di Ivrea-, un sistema diffuso e permanente che mette in sinergia i piccoli musei del territorio garantendo un programma d’apertura certo e una soddisfacente accoglienza dei visitatori attraverso l’impiego di giovani. Questi ultimi, infatti, a seguito di un programma di formazione, si occuperanno di aprire e gestire i musei durante i weekend della stagione estiva.
E così, dal 7 luglio al 21 ottobre, tutti i fine settimana, saranno fruibili al pubblico l’Ecomuseo della Castagna di Nomaglio, il Museo della Civiltà Contadina di Andrate, la Bötega del Frèr di Chiaverano, l’Ecomuseo l’Impronta del Ghiacciaio di Caravino, il Museo all’Aperto Arte e Poesia “Giulia Avetta” di Cossano, il Museum Vischorum di Vische, il Museo dalla Saggina alla Scopa di Foglizzo, il Museo Didattico “Memorie del Tempo” di Perosa e il Museo “Nòssi Ràis” di San Giorgio, a cui si aggiungono la Casa della Resistenza e l’Ecomuseo “Storie di Carri e Carradori”, in provincia di Biella.
La sede museale che vi presentiamo oggi è davvero unica nel suo genere: essa racconta la genesi del celebre Anfiteatro Morenico d’Ivrea e può vantare di essere l’unico museo interamente dedicato al tema sul territorio piemontese. Stiamo parlando dell’Ecomuseo L’Impronta del Ghiacciaio di Caravino.
Per l’occasione abbiamo chiesto ad Edoardo Toma, custode e guida, di condividere con noi qualche dettaglio a riguardo e di fornirci anche alcune precisazioni di tipo geologico sulla formazione dell’Anfiteatro.
Il singolare fenomeno che caratterizza il territorio canavesano si presenta oggi sotto forma di un grande abbraccio di rilievi in successione che, in alcuni punti, ci appaiono così regolari da poter tracciare una linea orizzontale immaginaria che unisce le creste.
Tuttavia, quanto è possibile apprezzare ora ha una storia lunghissima che comincia ben un milione di anni fa quando “il ghiacciaio, il cui bacino centrale era collocato nell’odierna Aosta, si espanse portando a valle numerosi detriti che, disponendosi secondo una forma chiusa e tendenzialmente circolare, andarono a formare la prima morena”, ci spiega Edoardo Toma.
“A questa espansione”, continua, “ne succedettero altre otto, durante le quali i materiali che il ghiacciaio via via portava, si disposero in maniera concentrica, andando a costituire anelli sempre più piccoli, senza mai distruggere quelli creati precedentemente. È proprio per questo che l’Anfiteatro è un fenomeno davvero particolare: nella maggior parte dei casi, infatti, quanto depositato a valle è stato successivamente smantellato dallo stesso ghiacciaio, cosa che non è accaduta qui”, continua.
Al pregevole stato di conservazione si aggiunge, poi, un’altra singolare caratteristica: l’uniformità.
“La forma a due braccia regolari che caratterizza l’Anfiteatro”, ci dice Toma, “non è certamente comune. Si pensi che geologi da tutto il mondo vengono a studiare questa disposizione”.
Sottolinea, inoltre, come lo stesso nome dell’insieme dei rilievi derivi proprio dalla sua peculiare conformazione che ricorda, appunto, un anfiteatro romano.
Furono proprio i romani, tra l’altro, a sfruttare al meglio la zona poiché ricca d’oro, uno dei materiali portati a valle dal ghiacciaio.
A chiudere il quadro di questo sito del tutto particolare è il lascito in termini naturalistici che la formazione dell’Anfiteatro ha apportato che, come spiega Edoardo Toma, “ha permesso lo sviluppo di una grande varietà di fauna e flora, avendo creato ambienti naturali opposti: paludosi e umidi a valle, secchi sopra le morene”.
La spettacolare genesi dell’Anfiteatro Morenico è illustrata al meglio nell’accogliente museo di Caravino la cui esposizione è stata curata dal prof. Franco Gianotti, docente presso l’Università di Torino. La mostra permanente prevede un piano terra nel quale, attraverso foto, reperti e targhe esplicative vengono presentate le aurifodine, ovvero i giacimenti di estrazione dell’oro sfruttati dai romani, e un piano superiore, dove troviamo la vera e propria mostra geologica; qui vengono raccontati, infatti, i vari periodi di formazione dell’Anfiteatro attraverso un plastico e delle foto panoramiche.
”Non credo si possa ignorare l’importanza dell’Anfiteatro Morenico”, conclude Edoardo Toma, “non solo perché si tratta di un fenomeno di rilevanza mondiale sia dal punto di vista storico che geologico, ma perchè è qualcosa che, in un modo o nell’altro, riguarda tutti noi”.
L’esposizione permanente sarà aperta al pubblico fino al 31 ottobre, tutti i sabati dalle 15.00 alle 18.00 , la domenica mattina dalle 10.00 alle 12.00 e nel pomeriggio dalle 15.00 alle 18.00.
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