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10 Luglio 2018 - 11:37
Quest’anno ad Ivrea il sacro si mescola col profano, proprio in occasione dei festeggiamenti per il nostro amato patrono, S. Savino è arrivata la befana, direttamente dal Bahrain, ci porta la notizia: Ivrea, città industriale del XX secolo è patrimonio dell’umanità.
Per qualcuno si tratta di una notizia esaltante, effettivamente si aprono innumerevoli opportunità a patto che non si pensi al riconoscimento come al tassello finale di un lungo percorso, si tratta semmai del primo passo di un lungo cammino per di dare lustro alla città, ma sopratutto deve essere un’opportunità per ottenere ricadute economiche ed occupazionali. Certamente occorre credere nel progetto, investire risorse economiche , politiche e progettuali, i titoli dei giornali ci danno visibilità per qualche settimana e poi sotto con i fatti.
A ben guardare il programma del neoeletto Sindaco si direbbe che nel progetto l’amministrazione non ci creda poi così tanto; vero è che lo stile delle proposte programmatiche per il suo mandato è quello di privilegiare la sintesi, forse addirittura la superficialità, ma un cenno al progetto UNESCO forse avrebbe fatto sperare i più ottimisti che adesso si aprisse una fase di investimento e progettazione. Non temete, il testo è sufficientemente generico per rifugiarsi in calcio d’angolo: largo all’incensato marketing territoriale.
Occorre parlare con i proprietari immobiliari, per la gran parte privati e valorizzare il sito e ancora dare ampio spazio alla parte immateriale del progetto, l’impresa come patrimonio sociale di una comunità, iniziamo a spiegarlo bene agli eporediesi e poi magari se riuscissimo a spiegarlo all’Europa qualche finanziamento potrebbe arrivare.
Certamente è arrivato il momento di smuovere i contatti ai livelli istituzionali superiori, ormai il canavese brulica di parlamentari in cerca di un tema locale da iscrivere nella agenda nazionale e dire che basterebbe poco, qualcuno di questi pionieri dell’Urbe in occasione della crisi occupazionale dell’Arca si era spinto a dire “ usatemi fisicamente”. Ora non chiediamo così tanto al Sindaco Sertoli, ma se si facesse dare il numero di telefono di Bonisoli e qualche parlamentare locale si rendesse disponibile a portare sulla sua scrivania un fascicolo con qualche idea per valorizzare il progetto sicuramente al prossimo giro di befana, a gennaio come consuetudine, potremmo trovare balocchi e non carbone.
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