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SETTIMO. E’ qui la festa!

SETTIMO. E’ qui la festa!

Seduti alla Festa dell'Unità

Se c’è una cosa che non tramonta mai, questa è la festa democratica di Settimo, con i suoi uomini e le sue donne, i suoi giovani e i suoi grandi vecchi. Uno ancora non è arrivato e già gli offrono un bicchiere di vino, un posto per sedersi, un sorriso. È una delle cose belle che ci rimangono, un modo antico e nuovo di stare assieme, la vecchia festa dell’Unità con un po’ di Amicizia dentro, e va avanti così da sempre: braciole, pizza, birra, musica e discussioni, qualche volte accanite.

Come fa a resistere una festa così umana nel tempo della modernità, delle chat, dei twit e in anni difficili, soprattutto per il Pd? Vive perché dentro c’è la fede, ci sono i valori del volontariato, della fatica, del sudore, c’è la passione di cento persone che credono in quella roba lì, cioè che se si vuole ripartire non c’è che un modo di farlo: tutti assieme, nessuno resti indietro. Lasciamo per una volta stare chi progetta, organizza e ci mette la faccia, oggi più che mai. Parliamo degli altri, di chi sta dietro le quinte, sulla brace, vicino ai forni, al servizio ai tavoli, gente che vedi poco in giro, ma quando c’è da tirarsi su le maniche lo fa senza paura né moine: rusca e basta, si mette a disposizione degli altri perché gli altri possano stare assieme, perché la festa possa funzionare al meglio e chi vi passa e si ferma sia contento di averlo fatto.

Metter giù dei nomi è difficile, sono tanti e rischieremmo di dimenticare qualcuno. Ognuno ci ha messo del suo. Di buono non ci sono soltanto le braciole. C’è la partecipazione, il valore dell’amicizia, quella vera, la forza di un pensiero politico che arriva da lontano, sintesi complessa ma ineluttabile di una società che cammina guardando avanti e non indietro.  Sabato scorso, dopo il fattaccio del furto, erano tutti arrabbiati, qualcuno piangeva, giravano scoramento e sfiducia. Ma proprio coloro che nessuno vede sono ripartiti per primi, col coraggio di sempre, anzi, con più coraggio di prima.

Miglior segnale non poteva esserci ed è anche un avviso ai naviganti, avversari compresi: questa è gente tosta, che non molla. Die hard, dicono gli americani. Duri a morire.

Non sarà facile batterli.

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