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L’emodinamica a Chivasso funzionava già nel 2000

L’emodinamica a Chivasso funzionava già nel 2000

Gambarino Piero

Colpo di scena a Torino, nell'aula di tribunale in cui si sta celebrando il processo alla sanità piemontese, nell'ambito di un'inchiesta partita nel 2011 e che vede tra gli imputati personaggi che per anni hanno guidato ai massimi livelli la politica regionale, su tutti l'ex assessore Caterina Ferrero e il suo ex braccio destro Piero Gambarino. Ed è stato proprio quest'ultimo a piazzare un colpo quasi mortale all’intero castello accusatorio. Un mucchio di fotocopie tra le mani. Lo sguardo fisso. Le parole una dietro l’altra senza tentennamenti. “Voi mi dite che a Chivasso l'emodinamica è stata aperta contro il volere della Regione. Io vi dico che l'emodinamica a Chivasso era stata addirittura autorizzata dalla giunta regionale, nel lontano 2000. In quella delibera si legge che il servizio era aperto e aveva già fatto 353 interventi...”. Gambarino, difeso dal professor Ronco e dall’avvocato Nicastro, in un intervento di circa due ore, ha descritto dettagliatamente il percorso dell’emodinamica di Chivasso, ricordando tra le altre cose che nel 2002 l’allora assessore regionale Antonio D’Ambrosio, durante l’inaugurazione dei lavori di ristrutturazione dell’ospedale di Chivasso, dichiarò che “era in corso di approvazione il progetto del terzo lotto, come pure la rilocalizzazione del servizio di emodinamica...” “La rilocalizzazione - ha sottolineato Gambarino - è cosa ben diversa da un nuovo servizio...”. Numerose le delibere e gli atti a conferma della tesi che il servizio fosse già stato autorizzato e quindi non occorresse una ulteriore autorizzazione. “L’autorizzazione c’era e non c’è mai stata una revoca - ha inforcato Gambarino - La revoca è poi arrivata nel 2013 con l’ex assessore Monferino e con il riordino della rete ospedaliera. Quindi l'emodinamica è stata autorizzata sino al 2013...”. Poi, come si sa, grazie a Monferino le attrezzature sono state portate presso l’Asl del Verbano Cusio Ossola. Ricapitolando: nel 2011 il servizio non era operativo non perché non fosse stato autorizzato, bensì perché mancava parte del personale, da qui la decisione del direttore generale Renzo Secreto di richiedere un tutor, con trattativa privata, a Villa Maria Pia, decisione ritenuta necessaria stante l’indisponibilità degli ospedale torinesi di prestare un professionista in questo campo. L’udienza è proseguita con la deposizione del dottor Testi, presidente della commissione di vigilanza dell’ASL To 4, che su domanda del presidente del collegio giudicante Silvia Bersano Begey ha ribadito che la normativa regionale per la richiesta di autorizzazione riguarda solo ed esclusivamente le strutture private. Altro duro colpo all'accusa... Nella prossima udienza, in programma il 19 dicembre, saranno sentiti ulteriori testimoni in merito ad un secondo filone dell'inchiesta, quello sulla gara dei pannoloni.
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