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CHIVASSO. 12 maggio del 1944: la popolazione ha reagito con grande dignità

CHIVASSO. 12 maggio del 1944: la popolazione ha reagito con grande dignità

Un poeta inglese del seicento diceva che nessun uomo è un’isola. E no, che non lo siamo. Siamo, di volta in volta, tesserine di puzzle diversi, di dimensioni sempre più grandi, ai quali siamo talmente abituati da non rendercene nemmeno più conto. E così, che ci piaccia o meno, siamo chivassesi. Al di là delle ovvie e logiche divisioni politiche, sociali o sociologiche. Tutti parte di una stessa comunità che nel tempo si è costruita e solidificata intorno a valori comuni, usi, tradizioni, ma soprattutto tante, tante sofferenze che noi, un po’ banalmente, cataloghiamo sotto la voce “storia”. Conoscere la storia di una comunità significa, dunque, non solo condividere una noiosa sequela di date ed episodi, ma, piuttosto, apprezzare lo spirito di chi ci ha preceduto nella costruzione della nostra comunità. E un po’ come scoprire chi erano e che cosa facevano i nostri antenati di famiglia, cosa che certo non aggiunge nulla di concreto alla nostra vita, ma che ci cala in una dimensione che sentiamo unicamente nostra, una sorta quasi di linea guida sulla quale potersi muoversi con rassicurante continuità. Il 12 maggio del 1944 la nostra città subì un pesantissimo bombardamento dalle truppe alleate. Un giorno come tanti, cupo come può esserlo solo un giorno di guerra. Cinque minuti dura l’inferno, non di più. Poi il dramma di quasi cento cadaveri da ricomporre, di oltre trecento feriti da curare, mentre quasi ogni famiglia piangeva almeno un lutto, di un familiare, di un amico o di un semplice conoscente. Per non parlare del trauma dei sopravvissuti. Ricordo un’amica di mia nonna che, a distanza di trent’anni da quel bombardamento, piangeva ogni qualvolta suonava la sirena che chiamava a raccolta i vigili del fuoco. Roba da pelle d’oca, quasi inimmaginabile per noi che ci sembra di fare la rivoluzione scrivendo quattro scemenze su Facebook o che ci dichiariamo perennemente stressati da tutto. L’altro giorno, mentre rileggevo la cronaca di quel giorno, mi ha colpito la frase scritta da un giornalista de La Stampa: “La popolazione ha reagito con grande dignità”. Ecco, che quella dignità ci accompagni sempre, in ogni momento che dedicheremo a questa meravigliosa Città.

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