Fare turismo. Più facile dirlo che metterlo in pratica. Ci vuole la materia prima, castelli, fortezze, centri storici, paesaggi, laghi e montagne. Ci vogliono forti investimenti in cartellonistica, percorsi, strade. Infine tutt’intorno c’è la necessità che cresca l’accoglienza, voglia di ricevere, di dare e di avere, di senso del patrimonio artistico che si ha quando ci si convince che non c’è un altro posto bello così in tutto il mondo. Ed è questo il racconto di una domenica un po’ particolare. Di una gita fuori porta passata a girovagare tra le nostre montagne. Prima in valle Soana, poi, di ritorno, a Sparone, per una camminata all’aria aperta a godere del primo sole, ma anche, perchè no, per andare a visitare quel che c’è da visitare e ce n’è davvero tanto. D’un tratto la visione non proprio mistica.
Antica mulattiera di Frachiamo
“Perchè non fare un salto alla Rocca di Re Arduino... ”. Già Perchè no? Via! Si parte! Curva a destra, curva a sinistra, stradone. Ecco un cartello. Ecco il secondo. Là c’è un parcheggio. Perfetto! Arrivati! Finiti un po’ fuori dal centro abitato, in mezzo ad un paio di cascine. E c’è un piccolo campo chiuso, con l’erba non tanto bassa, circondato da una rete metallica chiuso da un cancello, per fortuna aperto. “Le macchine si mettono qui? Sì”. Tutt’intorno non c’è un’anima viva che sia una, men che meno i turisti a frotte che uno si immagina di trovare e di incontrare in un luogo come questo, chessòio qualche francese, un americano, dei milanesi... Trovato il parcheggio, altro non resta che cercare la Rocca. Di qua? Di là? In cerca di una indicazione che davvero non si trova... Ci va una decisione! Bene! Di qua! Lungo un sentiero che costeggia una fattoria, passa attraverso una serie di rovi e infine va su, sempre più su lungo il crinale della montagna. Solo quando si è arrivati quasi in cima uno si accorge che della Rocca non c’è traccia. E allora di nuovo giù, fino al parcheggio. Giornata sfortunata? Forse no! C’è un contadino. “La Rocca di Re Arduino? E’ dall’altra parte, questa è l’antica mulattiera di Frachiamo e porta alla frazione di Frachiamo...” . E sia. Si va dall’altra parte. Ancora cascine, campagne e qualche cane che abbaia. “Possibile che la Rocca sia di qua..?”. All’orizzone due strada, sempre rigorosamente di campagna. In una c’è una sbarra nell’altra no. Bene! Il sesto senso che ci aveva tradito una buona mezz’ora prima, stavolta non mente e oltrepassiamo la sbarra. Di nuovo salita e sudore per una buona ventina di minuti, convinti però stavolta di essere nella direzione giusta non foss’altro che per quegli eleganti pali della luce a bordo strada che evidentemente qualcosa volevano dirci. Infine ci siamo. I ruderi ci sono. Ed è uno spettacolo ammirarli. Ed è meraviglioso entrarci dentro, ancor più nell’intimità di un posto che di turisti probabilmente non ne vede da un pezzo. Sì va beh, qualcuno c’è. Una famigliola che ha deciso di fare merenda qui e sul prato ha disteso la coperta per far giocare i bambini. Fine della storia. Resta l’amaro in bocca per un investimento che sicuramente c’è stato ma è rimasto a metà. Per un sito che potrebbe davvero dare di più al turismo se solo fosse raggiungibile ai più e anche agli anziani. E poi i cartelli, le guide, qualcosa che sia un po’ più del nulla... Ci va così tanto? Forse sì! E si ricominca dalla mentalità, che se una popolazione non ce l’ha, evidentemente
Rocca di Re Arduino, Sparone
la si deve costruire pian pianino. Un’unica magra consolazione. Da altre parti, in Europa, intorno ad un edificio storico come questo avrebbero costruito di tutto e di più, anche una biglietteria. Qui, invece, è tutto gratis. Benvenuti a Sparone. Re Arduino Marchese d’Ivrea che, messosi a capo di un’opposizione antimperiale, fu incornato Re d’Italia nel 1002.... In conflitto con gli imperatori di Germania, Arduino con il suo esercito trovò rifugio nella Rocca di Sparone dove resistette all’attacco dell’esercito imperiale. Nel 1014 Arduino abdicò è si ritirò a vita monastica, morendo nel 1015. La Rocca di Sparone, in posizione dominante sulla strada che porta verso l’Alta Valle dell’Orco, è anteriore all’anno 1000 e, dopo le vicende che l’hanno vista inespugnabile, venne assorbita dal Casato dei Savoia sul finire del Trecento, già quasi diroccata. Del castello e delle antiche fortificazioni rimangono oggi solo delle suggestive rovine, ma al loro interno è stata costruita la Chiesa romanica di Santa Croce dove sono stati rinvenuti importanti affreschi gotici databili verso la fine del Trecento. Ai due lati dell’abside è conservata un’Annunciazione con l’Arcangelo Gabriele alla sinistra e la Vergine alla destra, mentre nel catino absidale è raffigurato il cristo Pantocreatore in una mandorla con i quattro evangelisti e i dodici apostoli nella parete sottostante. [embed]https://www.youtube.com/watch?v=GZ9OBynrm8U[/embed]
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