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SETTIMO TORINESE. Concetta Candido torna a casa

SETTIMO TORINESE. Concetta Candido torna a casa

Concetta Iolanda Candido, 46 anni, è appena uscita dall’ospedale di Chivasso dove, accompagnata dal fratello Giuseppe, nel reparto di otorinolaringoiatria doveva effettuare la sostituzione di una canula che l’aiuta a respirare dalla gola attraverso un foro del diametro di sei millimetri.

Ha ancora il volto e le mani sfigurati dal fuoco che lei stessa ha innescato, lo scorso 27 giugno, cospargendosi di liquido infiammabile nell’ufficio Inps di Torino Nord. Un gesto dettato dalla disperazione, perché non riusciva ad ottenere l’indennità di disoccupazione, dopo aver lavorato per tanti anni in un pub a Settimo Torinese.

“La fede mi ha dato la forza di lottare ogni giorno. Sono sempre stata una donna di Chiesa e anche grazie all’aiuto di don Teresio Scuccimarra parroco alla San Giuseppe Artigiano di Settimo, ho imparato ad osservare il mondo da un altro punto di vista. Quando mi sono ripresa, presso la struttura di Settimo, mi sono dedicata agli anziani degenti. Li aiutavo. Li accompagnavo a passeggiare in giardino. - racconta Concetta - Prima di essere dimessa ho promesso a don Teresio che domani, mercoledì 25 aprile, alle 16, mi recherò in ospedale ad accompagnare gli anziani dalle loro stanze alla Cappella della struttura per partecipare alla Santa Messa. Non smetterò mai di ringraziare anche chi mi ha soccorso, quel ragazzo marocchino, quel giorno in coda allo sportello, che ha afferrato l’estintore ed ha spento il fuoco sul mio corpo. Ho appreso solo dopo che quel giovane era capace a utilizzare l’estintorie e forse, anche questo, è un segno del destino. Senza la sua prontezza, ora non sarei qui” La storia di Concetta inizia da un licenziamento improvviso da parte dell’impresa di pulizie. Quei 600 euro al mese che, per dieci anni, ti bastano per vivere e che all’improvviso non ricevi più perchè a dicembre, questa società, che aveva regolarmente assunto le signore, chiude. Concetta resta a casa. Non ha molti risparmi. Il datore di lavoro non le avrebbe versato il Tfr, costringendola a indebitarsi. Infine l’Inps, a cui la donna avrebbe chiesto a gennaio l’indennità di disoccupazione, le risponde che la pratica è bloccata perchè sprovvista di un certificato medico.

Ora il Tfr le è stato riconosciuto e, a lei e alle altre tre colleghe licenziate, viene concesso, a rate, “l’incentivo all’esodo” dal lavoro da parte dell’Inps. Nel frattempo la sua storia è stata raccontata in un libro scritto da Gad Lerner dal titolo “Concetta. Una storia operaia” i cui diritti d’autore le sono stati ceduti.

Concetta, sono trascorsi 297 giorni da quel martedì 27 giugno, cosa prova?

“Felicità e al tempo stesso tanta preoccupazione perchè dovrò affrontare la fisioterapia per recuperare la manualità. Pian piano sto recuperando la voce. In questi dieci mesi il ritorno alla quotidianità è stato difficile. Dal 27 giugno al 6 settembre sono stata ricoverata presso il Centro Grandi Ustionati del Cto e poi fino a poche ore fa ero in degenza all’ospedale di Settimo”.

Da allora cosa è cambiato nella sua vita?

“Ho preso coscienza della gravità del gesto, che non rifarei. Ho capito che ci sono altri canali. Meglio attendere i tempi, seppur lunghi, della burocrazia. Questo mio comportamento dettato dallo sconforto è costato caro a tutti. Non solo a me. Ha toccato la mia famiglia: mia sorella e mio fratello hanno dovuto modificare la loro vita in funzione della mia. Soprattutto il mio fidanzato Roberto, che mi è stato accanto giorno e notte. Era sempre al mio fianco in ospedale”.

Cosa farà ora?

“Ho dei progetti con mio fratello e mia sorella ma non li abbiamo ancora definiti. Sicuramente proseguirò nell’opera di volontariato insieme a don Teresio e mi piacerebbe studiare le lingue: francese, spagnolo e tedesco”.v

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