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CHIVASSO. Chi non si ricorda delle proprie gite scolastiche...

CHIVASSO. Chi non si ricorda delle proprie gite scolastiche...

Chi non si ricorda delle proprie gite scolastiche? L’ansia per la partenza, la voglia di stare lontano da casa, il desiderio di passare notti insonni a parlare del senso della vita con gli amici o, meglio ancora, con la compagna di classe così carina che te la sognavi anche di notte. Attimi indimenticabili.

Anche questa primavera a scuola, come ogni anno, è momento di gite, o meglio, per dirla in modo corretto, di viaggi d’istruzione. Francamente quando parlo con gli studenti mi chiedo che valore abbiano oggi uscite di questo tipo. Quando ero ragazzo io le occasioni per viaggiare non erano molte. Sì, i nostri genitori ci portavano al mare o in montagna d’estate, ma raramente si andava a visitare qualche città d’arte e quindi l’occasione di andarci con la scuola era obiettivamente una buona opportunità che oggi, tra Google Earth e tour virtuali sul web, ha perso molto del suo valore. Ma, indubbiamente, ora come allora, la scelta della meta, dal punto di vista degli studenti, è molto relativa e passa in secondo piano rispetto al desiderio di stare insieme ai propri compagni.

E fin qui tutto bene, non fosse poi che spesso i ragazzi, nel loro “naturale” desiderio di trasgredire, eccedono clamorosamente. Se per sentirsi parte del gruppo ai nostri tempi bastava fumare una sigaretta di nascosto, o bere qualche bicchiere di liquore, oggi bisogna sballarsi di alcol e sostanze stupefacenti. Se noi ci sentivamo trasgressivi dopo una notte insonne nella camera delle ragazze, oggi bisogna almeno fare una passeggiata sul cornicione dell’albergo con i compagni che ti filmano col cellulare. No, non vuole essere la solita difesa del bel tempo che fu, né, tantomeno, l’apocalittica previsione di un uomo di mezza età che teme il futuro.

Solo una riflessione: che cosa possiamo fare noi adulti? Proviamo innanzitutto a creare opportunità di sana trasgressione ai nostri figli.

In che modo? Ponendo delle regole, semplici, da rispettare, di modo che ai ragazzi sia possibile trasgredire senza effetti devastanti, gustando il sapore dell’infrazione fino a non sentirne più il bisogno.

Poi lasciamo loro il tempo di conquistarsi le cose, di ottenere piccoli traguardi attraverso sforzi che corroborino la loro autostima.

Non barattiamo la nostra soddisfazione di dare tutto e subito ai nostri figli, con la loro necessità di lottare per i propri obiettivi. Noi siamo cresciuti coltivando per mesi il sogno di poter dare un bacio (sulla guancia) alla nostra compagna di classe in gita e poi rimuginando per anni sulla frustrazione di aver fallito. Oggi vanno in gita scocciati perché non possono dormire in camera con la loro fidanzatina come fanno spesso a casa propria con il consenso di mamma e papà. Che noia, per loro. E che rimpianti, per noi.

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