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11 Aprile 2018 - 16:59
Questo giornale si è già occupato diffusamente del Piano Paesaggistico Regionale (PPR), che è entrato in vigore il 20 ottobre 2017. L’obiettivo principale del PPR è quello di tutelare e valorizzare il patrimonio paesaggistico, naturale e culturale della nostra regione, in vista del miglioramento della vita delle popolazioni e della loro identità culturale e anche per accrescere l’attrattività della regione e la sua competitività nelle reti di relazioni che si allargano a scala globale.
All’interno del Piano, il territorio regionale è stato suddiviso in 76 ambiti significativi, in base alle particolari caratteristiche ambientali e culturali, stabilendo per ognuno di essi delle previsioni di sviluppo e le prescrizioni da rispettare per raggiungere gli obiettivi fissati.
Come detto in un articolo precedente, Chivasso e i paesi vicini fanno parte dell’ambito 29 e andando ad esaminare le prescrizioni stabilite dal PPR non mancano le sorprese, come quella della tutela del Podere San Marco, che non esiste più.
Pur confinando con Chivasso, Brandizzo appartiene a un altro ambito, il 36, che comprende Torino e tutta l’area metropolitana. Si tratta di un ambito molto eterogeneo, perché include zone di pianura, collina e anche di montagna, ma che subisce direttamente gli influssi dei processi trasformativi metropolitani, che spesso ne hanno cancellato le originali caratteristiche naturali e culturali.
L’elemento centrale dell’ambito è costituito chiaramente dalla città di Torino e Brandizzo occupa la parte orientale di Alta Pianura delimitata dal corso del Malone, una zona “oggi quasi totalmente urbanizzata. L’uso agrario persiste nelle zone periurbane, ma assume sempre più i caratteri della precarietà determinata dalla repentina destinazione irreversibile dei suoli” .
Dal punto di vista storico, “le logiche di costruzione del territorio devono essere individuate in una serie articolata di processi, molti dei quali ormai di labile lettura, con una periodizzazione ampia: romanizzazione in età imperiale (centuriazioni), fasci di strada medioevali, consolidamento sabaudo e delle famiglie signorili sul territorio, diffusione del popolamento rurale supportato da presenze religiose (abbazie) e signorili. Ulteriore fenomeno di forte valenza paesaggistica è la razionalizzazione del territorio produttivo, in particolare mediante l’articolazione delle canalizzazioni a uso rurale e protoindustriale, lo sviluppo di nuclei produttivi fortemente organizzati (cascine), il disegno di un parcellare suddiviso da filari, strade poderali, canali minori. Una delle aree che presentano maggiori criticità dal punto di vista della cancellazione delle tracce materiali di territorio storico è quella lungo la direttrice verso Milano, dalla Stura a Settimo, Brandizzo, Chivasso”
Come si vede, la situazione di Brandizzo è quella di un’area fortemente degradata e per molti versi irrecuperabile, tanto che il PPR la pone nell’ultima classe paesaggistica, quella di Tipo 9: “Rurale/insediato non rilevante alterato”. Tuttavia permangono delle preziose tracce storiche e naturalistiche che il PPR intende tutelare, come le trame irrigue e i nuclei di cascine ancora presenti nella piana tra Borgaro, Leinì e Brandizzo:
“Fortemente insularizzati e frammentati permangono territori in cui le differenti e molteplici matrici storiche conservano una propria riconoscibilità, la cui reinterpretazione tuttavia deve essere fortemente guidata e accompagnata, associata a politiche rigide di contenimento del consumo di suolo rurale e di spazi aperti”.
Per fare questo, “la pianificazione urbanistica dovrebbe controllare le espansioni disordinate delle aree insediative e infrastrutturali, salvaguardando e ripristinando la rete ecologica, salvando le unità produttive agricole accerchiate”.
A questo punto, dopo aver letto e approvato in cuor suo tutte queste belle analisi e buone intenzioni, uno arriva a Brandizzo e vede dappertutto capannoni che nascono come funghi e crescono alla velocità della luce, nuove strade e nuovi insediamenti un po’ dappertutto, le poche cascine rimaste assediate e soffocate da enormi viadotti stradali e ferroviari, i corsi d’acqua minori privi di acqua e cementificati, la zona verso il Po abbandonata e ampiamente degradata e si chiede: la Regione ha elaborato un libro dei sogni o a Brandizzo il PPR lo tengono in fondo a un cassetto?
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