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27 Marzo 2018 - 11:27
15 marzo 1924: la fabbrica di fiammiferi completamente distrutta
Marzo è il mese tradizionalmente legato alla “Festa della donna”. Ogni 8 marzo, infatti, si celebra da un lato l’emancipazione femminile, e dall’altro si commemorano le fatiche che hanno portato (e portano ancora oggi) all’affermazione di quest’ultima. Ma la “Festa della donna” non è l’unica ricorrenza legata al mondo femminile del mese corrente: vi è infatti un’altra data, il 15 marzo, che ha una grande importanza soprattutto per il nostro territorio. In quel giorno dell’anno 1924 avvenne una grande tragedia: a Rocca Canavese prese fuoco la fabbrica di fiammiferi “Phos Italiana”. L’incendio ebbe un effetto devastante a causa del materiale esplosivo contenuto nello stabilimento: ci furono diversi feriti, e ben 21 persone persero la vita. Tra i morti, ben 18 erano ragazze di meno di vent’anni.
All’epoca dell’incidente l’Italia era un Paese ancora poco industrializzato, le cui poche fabbriche avevano spesso un carattere arretrato. Emblematico di ciò è proprio il caso delle fabbriche di fiammiferi: esse continuarono a utilizzare il fosforo bianco fino agli anni ‘20, quindi alcune decine di anni dopo la scoperta dell’estrema nocività di quel materiale, e una quindicina d’anni dopo che una convenzione internazionale (Convenzione di Berna del 1906) ne aveva proibito l’utilizzo. Quest’arretratezza colpì in primo luogo i lavoratori, in particolare quelli che lavoravano a contatto con sostanze pericolose, i quali non disponevano di praticamente nessuna tutela sul posto di lavoro. In un contesto simile gli incidenti sul lavoro dovevano essere molto comuni; tuttavia, quello della fabbrica “Phos Italiana” fu un evento che all’epoca generò parecchio scalpore, soprattutto a causa della giovanissima età delle vittime coinvolte. Il cordoglio per la tragedia fu tale che ai funerali delle vittime partecipò una folla vastissima, di circa 10.000 persone.
Ancora oggi, pensando alla tragedia di quel 15 marzo, è inevitabile rattristarsi e indignarsi al tempo stesso per le morti di quelle giovani lavoratrici, e per la disumanità delle condizioni lavorative soprattutto femminili dell’epoca, che fu l’ingiustizia bruciante alla base dei decessi. Proprio per ricordare quest’ingiustizia, e per commemorare le sue innocenti vittime, occorrerebbe dare maggior rilievo, nel nostro Canavese, a questo anniversario. Esso potrebbe infatti lecitamente rappresentare, a livello locale, ciò che l’8 marzo rappresenta a livello internazionale.
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